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Il toccasana del taglio delle tasse

Terza giornata consecutiva di rialzo, ieri, per i principali mercati azionari, in una settimana che finora ha dato solo soddisfazioni ai rialzisti.

Ovviamente man mano che si sale le gambe degli indici provano maggior fatica e la stanchezza rallenta il ritmo.

Ieri gli indici europei, dopo un tentativo di allungo, hanno poi terminato la seduta con rialzi modesti. Simile il comportamento di quelli americani, con il solo SP500 in grado di migliorare il suo record storico, sebbene la cifra tonda dei 2.500 punti neanche ieri sia stata raggiunta.

L’effetto Apple (NasdaqGS: AAPL - notizie) questa volta non c’è stato. Anzi, il mercato ha accolto con una certa freddezza la mancanza di colpi di scena nella presentazione delle novità. Lo spettacolo offerto dai manager nell’imponente Auditoriuma della nuova sede a forma di astronave, non ha mostrato assi nella manica in grado di stupire al di là delle anticipazioni già note. Così il titolo ha chiuso la seduta con -0,75%, zavorrando un pochino l’indice Nasdaq100.

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Fortunatamente per i rialzisti il passo falso di Apple (Swiss: AAPL-EUR.SW - notizie) è stato compensato dall’intensificarsi dei rumors sulla riforma fiscale di Trump. Pare che già il 25 settembre sia calendarizzato l’inizio della discussione per elaborare la riforma che dovrebbe tagliare l’aliquota dell’imposta sugli utili delle imprese, portandola dall’attuale 35% fino al 25% (secondo i capigruppo repubblicani al Congresso) o addirittura al 15% (secondo le promesse elettorali di Trump).

La fretta improvvisa, dopo mesi di silenzio, si spiega con la necessità di Trump di risalire nei sondaggi, compromessi da innumerevoli pasticci fin dal primo giorno del suo insediamento, che hanno fatto precipitare il gradimento presso gli elettori ben al di sotto del 40%, cifra che lo pone tra i presidenti meno amati dagli elettori nella storia americana.

E’ evidente che la sensibilità degli americani sul tema fiscale farebbe risalire la sua audience se veramente alle promesse seguissero fatti in grado di mantenerle in buona parte.

La diffidenza è d’obbligo, ma occorre constatare che l’autolesionismo dei democratici, inferiore solo a quello del PD italiano, sta concedendo un grosso aiuto al nemico miliardario. Infatti, dopo aver concesso a Trump una tregua di 3 mesi sul tetto del debito, voci insistenti parlano di una cena tra Trump ed i leader parlamentari dell’opposizione, da cui potrebbe anche uscire l’accordo per un aiutino sotto forma di desistenza, che potrebbe consentire l’approvazione della riforma magari persino con i voti di qualche democratico, rimettendo così in sella il ricco pasticcione.

Ne ha approfittato subito il dollaro che ha respinto nuovamente la ripresa dell’Euro, ricacciandolo sotto 1,19 e fornendo un primo segnale di correzione al trend rialzista dell’EUR/USD. Detto per inciso e senza dedicarci troppo spazio, notiamo che il movimento di ieri dell’Euro ha completamente ignorato il Discorso sullo stato dell’Unione, pronunciato da Juncker davanti al Parlamento Europeo, in cui ha trionfalmente presentato il suo Libro dei Sogni per l’Europa dei prossimi anni. Tutti sanno che l’evoluzione futura dell’Unione dipenderà non dai desideri di Juncker, ma dal contenuto del patto tra Macron e Merkel, che verrà svelato dopo le elezioni tedesche.

Anche il petrolio è ripartito al rialzo, mostrando di voler tentare nuovamente l’assalto ai 50 dollari al barile, già fallito esattamente una settimana fa.

La giornata odierna presenta per SP500 l’assoluta necessità di superare quota 2.500, per evitare che diventi un tabù in grado di provocare una correzione. Se ci riuscirà anche Dow Jones e Nasdaq100 dovrebbero battere il proprio massimo storico: si tratta di 22.179 per il primo, realizzato l’8 agosto e 6.009 per l’indice tecnologico, realizzato il primo giorno di settembre. Per questi indici USA si tratta di una fare oggi una manciata di punti, impresa che non pare affatto proibitiva. Certo,però, che se neanche oggi l’impresa riuscisse, gli operatori sarebbero autorizzati a pensare a massimi difficilmente valicabili, e potrebbe ripartire un’altra correzione.

Per gli indici europei il primo obiettivo è invece un po’ più distante, ma comunque alla portata: 3.540 per Eurostoxx50; 12.676 per il tedesco Dax. Il nostro Ftse-Mib, se le banche continueranno ad assisterlo, punta all’area 22.850.

Autore: Pierluigi Gerbino Per ulteriori notizie, analisi, interviste, visita il sito di Trend Online