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Piano mobilità sostenibile, si riparte dal '99: la stazione autocorriere allo scalo merci

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In risposta a La Pressa il sindaco Muzzarelli rilancia l'intermodalità ferro gomma nell'area della stazione ferroviaria: 'Con le Ferrovie confronto aperto'. Rimane il nodo scalo Marzaglia


Piano mobilità sostenibile, si riparte dal '99: la stazione autocorriere allo scalo merci
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Nel suo primo mandato da Sindaco di Modena, Giancarlo Muzzarelli, sotto l'aspetto urbanistico, ha dovuto fare i conti con l'eredità di un Piano Urbano di  riqualificazione della fascia ferroviaria lanciato nel 1999 e per l'80% delle sue componenti/comparti non realizzato. Un piano che ai tempi non aveva solo l'obiettivo di riqualificare le grandi aree ex industriali abbandonate al degrado (dalle ex fonderie alle ex Corni, dell'ex Pro Latte all'ex Benfra, allo scalo merci,  insieme al progetto stradale delle Gronde), ma anche ricucire le parti nord e sud della ferrovia. Un piano che corrispondeva anche ad una visione di riqualificazione di una fascia centrale di territorio da rilanciare, pari a circa 100 campi da calcio. Un piano però colpevolmente abortito, sotto l'aspetto politico e della capacità realizzativa, negli anni 2000, sia da chi lo aveva lanciato (giunta Barbolini), sia da chi ne raccolse il testimone (l'amministrazione Pighi), che governò per 10 anni lasciando la situazione, se non fosse per le ex Vinacce, sostanzialmente invariata.

Con l'avvio e all'abbandono dei piani particolareggiati come quello dell'ex mercato bestiame si accompagnò il nulla di fatto (nemmeno l'avvio) per tanti altri.

E il problema è che a fallire non furono solo i singoli progetti relativi ai singoli comparti urbani da riqualificare, ma con essi una intero disegno di città che, senza una trasformazione radicale dello stesso (che né Pighi né Muzzarelli, quest'utltimo pur con meno tempo, a disposizione hanno abbozzato). Fatto sta che preso atto di un piano per lo più rimasto sulla carta, del  fallimento di una visione di città, e della mancanza di una alternativa ad essa capace di valorizzare anche la cenere rimasta al posto dei parchi e dei servizi che dovevano sorgere, il sindaco non ha fatto altro che provare a portare avanti, di quel vecchio puzzle, singoli pezzi.

Ed è così che è di fatto arrivata la scelta (obbligata), di riprendere con i 18 milioni di euro arrivati dal bando periferie,  la riqualificazione dell'ex mercato bestiame, la riorganizzazione della mobilità della porta nord della stazione ed il suo collegamento, attraverso la rotatoria in costruzione su via Fanti, a via Canaletto. Così come la ripresa dei lavori del sottopasso ex Benfra,  atteso da 12 anni e non ancora realizzato, nonostante l'ultima reiterata promessa di aprire lo scorso gennaio. E tra questi grandi progetti rimasti sulla carta c'è quello relativo allo spostamento, nell'area Fer dello scalo merci, della stazione delle autocorriere. Tale da garantire una intermodalità ferro-gomma. Un idea rilanciata dal sindaco Muzzarelli proprio ieri parlando del lavoro condotto per l'elaborazione del Pums (Piano Urbano della Mobilità sostenibile), ma come tutte le altre opere elencate già contenute nel Piano 1999. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma. 

Perché se nell’area dello scalo merci della stazione dei treni di Modena, le cose fossero andate come dovevano andare e come era promesso, oggi ci sarebbe dovuta essere la nuova stazione delle autocorriere.  

L'abbandono degli scali scali merci di Modena

Lo scalo merci ferroviario, attualmente ancora compreso nell’area della stazione centrale (ben visibile da chi percorre viale Montecuccoli in direzione Madonnina), rappresenta uno degli 8 grandi comparti urbani ed industriali la cui riqualificazione era stata prevista e progettata già dal 1999.  Uno degli 8 grandi tasselli di un mosaico che nel suo insieme avrebbe dovuto ridisegnare e ricucire la parte nord alla parte sud di Modena. 
Nelle sue funzioni economiche, logistiche e sociali. E visto che tanti di questi tasselli sono rimasti oltreché incompiuti anche scollegati tra loro, è chiaro il perché lo sviluppo infrastrutturale e logistico della città, nel suo insieme, si è bloccato. A tempo indeterminato. 
Al netto dei progetti che dopo la dismissione della linea storica sono stati avviati nella zona ovest della città (recente la conclusione e l'apertura della nuova rotatoria in zona San Cataldo), la città, oggi, è di fatto ancora scucita e scollegata sull'asse nord sud, divisa dalla ferrovia e da ciò che doveva unire. 
Per le persone e non solo. L’area dello scalo merci che ancora vediamo a fianco della stazione ferroviaria, ne è un esempio. La sua mancata riqualificazione dipende infatti tutta o quasi da un’altra opera rimasta incompiuta: lo scalo merci di Marzaglia, che dal 2005 circa doveva assorbire struttura e funzioni di quello ancora esistente nell’area della stazione dei treni. Oggi le  sue gru gialle adibite allo spostamento dei container spiccano inutilizzate nel cielo di Marzaglia come cattedrali del deserto, ben visibili sulla destra da chi percorre la via Emilia in direzione Reggio, su un’area da 260 mila metri quadrati di superficie. L’ingegner Moretti, dirigente capo delle Ferrovie dello Stato, al termine di un incontro pubblico avuto a Modena il 16 giugno del 2001 con l’allora Sindaco Giuliano Barbolini, ne aveva previsto la piena operatività «nell'arco di 4/5 anni, ipotizzando nel 2005 il volume di merci in transito a quota 3 milioni, per arrivare a superare abbondantemente i 4milioni nel 2010».
Non se ne fece nulla, per i successivi dieci anni. 

Di seguito l'immagine dell'opuscolo inviato ai modenesi nell'estata del 1999 che a nord e a sud della stazione evidenziano i progetti mai realizzati (rotatoria su via Fanti) e trasferimento della stazione delle autocorriere allo Scalo Merci, ripresi oggi, almeno sulla carta, dopo 18 anni di stallo

Riassumendo
Riassumendo, oggi non c’è la Bretella, nemmeno nel primo preliminare tratto che avrebbe dovuto collegare Campogalliano al nuovo (diventato vecchio anche sulla carta), scalo merci; non c’è (almeno operativo), lo stesso scalo merci di Marzaglia e, in cascata, come in un domino dove la mancanza di un tassello pregiudica la riuscita del tutto, manca la riqualificazione del ‘vecchio ’ scalo merci di Modena, nell’area della stazione dei treni. Dove, e torniamo così al punto di partenza, avrebbe dovuto sorgere la nuova stazione delle autocorriere, ed un parco urbano.
Un’area che concentrando trasporto passeggeri su rotaia e su gomma, avrebbe dovuto e potuto rappresentare
una grande opportunità per la città, soprattutto se collegata alla parte nord della ferrovia attraverso il prolungamento di via Soratore (rimasto sulla carta e oggi reso di nuovo forse in parte possibile con il progetto periferie ), e dell’area dell’ex consorzio agrario (sbloccata solo ora dopo 20 anni ma ancora un deserto recintato ed inaccessibile).
Un’opportunità di sviluppo che oggi rappresenta invece un problema. Dall’accesso allo scalo merci su viale Monte
Kosica, dal quale transitano coloro che lavorano per le ferrovie e lì parcheggiano l’auto in area riservata, ci si immerge in uno scenario desolante, fatto di stabili e di aree vuote e degradate, anche adibite a rifugio o bivacco. Eppure, siamo alle porte del centro, a pochi metri dai marciapiedi della stazione dei treni. E dal Mata. Dove la parte ristrutturata è vuota e dove la parte non ristrutturata e piena di tutto ciò che fa degrado. Dove doveva nascere anche un sottopasso capace di collegare la stazione dei treni, la parte e la porta nord della città. Anche qui, tutto come previsto all'inizio degli anni 2000, e che solo quel progetto inserito nel Piano periferie potrebbe dovrebbe recuperare

Gianni Galeotti

Nella foto, l'area dello scalo merci presso la stazione ferroviaria di Modena


Redazione Pressa
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