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'Scarface', 35 anni dopo il cast si riunisce: Pacino, Pfeiffer e De Palma star al Tribeca

L'occasione per ritrovarsi e celebrare i 35 anni del cult film diretto da De Palma su sceneggiatura di Oliver Stone è stato al Beacon Theatre di New York nell'ambito del Tribeca Film Festival. Pfeiffer: "Dovevo apparire emaciata. Mi sostenevo con zuppe di pomodoro e pacchetti di Marlboro"

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NEW YORK – “Non so quanto pesassi sul set di Scarface. Interpretavo una cocainomane. La magrezza faceva parte della fisicità del ruolo”. Risponde sorpresa e seccata Michelle Pfeiffer, quando al Beacon Theatre, in occasione della reunion di Scarface al Tribeca Film Festival, il moderatore del panel le chiede conto - “in qualità di padre di una bambina” - del peso per la parte di Elvira “Elvie” Hancock, ex ragazza americana del signore della droga Frank Lopez, poi moglie di Tony Montana. Sono trascorsi pochi minuti dall’inizio dell’evento. Sul palco, insieme a Pfeiffer, ci sono Al Pacino, Steven Bauer, e il regista Brian De Palma. Dalla platea (2.800 spettatori paganti) si levano i primi fischi. “Well, okay”, sospira l’attrice, sessant’anni il 29 aprile, tre volte nomination all’Oscar. “Le riprese sarebbero dovute durare tre-quattro mesi” racconta. “Naturalmente, ho cercato di regolarmi con i tempi così che, a film partito, diventassi sempre più scheletrica ed emaciata. Il problema è che le riprese sono diventate di sei mesi. Alla fine ero affamata. Una scena prevista in coda al film, dove mi sarei dovuta mostrare al massimo della magrezza, è stata rimandata di una settimana, e la settimana successiva, e la successiva ancora. C’erano membri della troupe che mi portavano bagel sul set, preoccupati per la mia salute. Mi sostenevo con zuppe di pomodoro e pacchetti di Marlboro”.

Michelle Pfeiffer ricorda 'Scarface': "Sorprendente il suo successo"


In tempi di movimenti che si battono contro le molestie sul lavoro e la disuguaglianza di genere - il festival di Robert De Niro quest’anno ospita un evento dedicato a #MeToo e Time’s Up - Pfeiffer aggiunge: “Mi hanno domandato spesso cosa abbia imparato da un grande attore come Al Pacino. Una delle cose che di lui mi colpì sin dall’inizio è l’aver protetto il personaggio a tutti i costi, senza mai dovere delle scuse a nessuno” ricorda. “Nella mia carriera ho cercato di imitare questo atteggiamento e di restare educata e rispettosa. Credo che sia questo a rendere grande il mestiere dell’attrice. Mi è stato fatto notare che il personaggio della bionda glaciale Elvira è servile e remissivo. Mi chiedono: ‘Allora qual è il messaggio che Elvira dà alle donne’. Io dico: un artista deve saper presentare al pubblico la verità, non addolcirla. Permettere alla gente di osservare un personaggio del genere, e i sacrifici che compie, vale molto più del salire su un podio e fare la morale”.

Al Pacino davanti ai fotografi per i 35 anni di 'Scarface'


Al Pacino, che nell’83 interpretava il gangster cubano Tony Montana (armato di M16, dotato di lanciagranate M203) nella versione moderna del classico di Howard Hawks del ‘32, è stato accolto al festival da una standing ovation. Il 35mo anniversario dall’uscita in sala di Scarface “è più di un ricordo, più di un flashback della mia carriera” ci dice sul red carpet, una lunga sciarpa gialla attorno al collo. “Quando dici Scarface, ti viene proprio in mente il cinema: Oliver Stone alla scrittura, Brian De Palma dietro la macchina da presa, Giorgio Moroder alle musiche, l’immaginario dei boss della coca, battute come ‘Salutatemi il mio amico Sosa’ o ‘Accontentati tu, io prendo tutto, tutto quello che posso. E cosa vuoi tu? Il mondo chico. E tutto quello che c’è dentro’. E il personaggio di Franklin Lopez, il signore della droga del Cartello Lopez, impersonato da Robert Loggia... A volte mi domandano: ‘Non ti penti di aver recitato nel Padrino: Parte III?’. Io strabuzzo gli occhi e rispondo che tutto quello che faccio o che ho fatto, mi ha dato qualcosa. Ed è parte di me e della mia vita. Per Scarface avevamo tutti in mente un film esagerato, ampolloso, magniloquente. De Palma non ha deluso le aspettative”.


Pacino ricorda anche la prima volta che ha visto l’originale di Hawks mentre recitava al Tiffany Theatre su Sunset Boulevard a Los Angeles. “Star come Paul Muni sul grande schermo, mi facevano venir voglia di essere come loro. Io volevo essere Paul Muni!” sorride. Così ha chiamato il produttore Martin Bregman (oggi novantenne, presente al festival; a lui dobbiamo Serpico e Carlito’s Way) chiedendogli di ottenere i diritti per un remake. Sidney Lumet avrebbe dovuto dirigere Scarface in un primo momento, e nell’evoluzione del progetto, l’antieroe interpretato da Muni è diventato un cubano immigrato a Miami (negli anni Ottanta circa 125mila rifugiati cubani arrivarono in Florida). Pacino e Bauer (il Manny Ribera miglior amico di Tony Montana; nato a Cuba col nome di Esteban Ernesto Echevarría Samson) hanno trascorso mesi insieme, prima del ciak. “Mi ha aiutato a comprendere la lingua ma soprattutto la cultura cubana” ammette Pacino.

De Palma e Bauer si sono divertiti a ricordare il numero di “f*ck inseriti nella pellicola (226, ne contò il Time) e la famosa scena della motosega, quella in cui Hector, il leader colombiano, vuole eliminare Tony, prima che Manny e Chi-Chi piombino nell’appartamento e coprano tutti di pallottole. “La scena era nella sceneggiatura di Oliver Stone” dice De Palma. “Stone ha fatto un sacco di ricerche ed inchieste in Florida e ha preso spunto da questi gangster che tagliavano per davvero a pezzi corpi umani, armati di motosega, e poi li buttavano nella spazzatura”. La violenza in Scarface ha uno scopo, prosegue De Palma: “Penso che sia necessario mostrare l’esistenza di diversi tipi di criminali. Mi sono detto: già dall’inizio del film, facciamo vedere al pubblico che genere di violenza tratteremo nel corso della storia. La violenza al cinema può essere bella. Sam Peckinpah, ad esempio, l’ha resa bellissima”.