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Bitcoin: hacker all'attacco in Asia, crolla sotto i 7mila euro

Dopo l'intrusione in una piattaforma sudcoreana nel fine settimana, l'effetto-panico e la bassa liquidità sul mercato hanno amplificato il crollo alla ripaertura dei mercati: per il Bitcoin ormai da inizio anno la perdita supera il 50%

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MILANO - Per una piattaforma economica che si presenta come al riparo da attacchi informatici, subire una intrusione e doverlo ammettere non è il massimo. Si spiega anche così il crollo delle quotazioni del bitcoin e decine di altre criptomonete avvenuto in mattinata, con una perdita di oltre 11 punti percentuali. Senza contare il fatto che l'attacco hacker - avvenuto nel fine settimana nei confronti di Coinrail, importante piattaforma di scambio di criptovalute della Corea del Sud - si inserisce in in contesto già negativo di suo: il bitcoin che soltanto nel dicembre scorso valeva oltre 22mila dollari, oggi alla riapertura dei mecato è sceso sotto la soglia piscologica dei 7mila dollari.

Alla ripresa delle contrattazioni ha perso oltre l'11 per cento, bruciando oltre 46 miliardi di dollari, se si tengono conto di tutte le monete virtuali presenti a livello globale, secondo i conteggi di Bloomberg. Sul sito della piattaforma Coinrail è stato comunicato che il 70% delle monete virtuali presenti sui conti è stato controllato e spostato in 'luogo' sicuro, mentre per il 30% restante è in corso un'inchiesta. L'ammontare di criptomonete derubate va ancora stimato.

La striscia negativa del Bitcoin di quest'anno si è così estesa fino a superare il 50% di perdite dall'inizio del 2018. Anche altre valute virtuali sono calate sensibilmente, portando il valore totale dei "digital asset" tracciati da Coinmarketcap.com a un minimo da due mesi di 294 miliardi. A cavallo tra 2017 e 2018, all'apice dell'entusiasmo per il Bitcoin e i suoi epigoni, il valore complessivod elle criptomonete aveva raggiunto 830 miliardi di dollari.

Poi una serie di cyber-problemi hanno impattato il settore, a cominciare dal furto di circa mezzo miliardo di dollari di criptomonete dalla giapponese Coincheck. Si sono anche susseguite le notizie di prossime strette regolatorie in molti Paesi, che non hanno facilitato la vita alle valute digitali. L'ultimo caso di cronaca non è stato certo dei peggiori, ma secondo gli addetti ai lavori ha scatenato un'ondata di panico dovuta semplicemente al nesso: se è accaduto in quel caso, pur facendo pochi danni, può anche accadere in realtà maggiori e con effetti più gravi. Anche la bassa liquidità sul mercato, visto che il tutto è accaduto durante il fine-settimana, può aver esacerbato gli effetti.

Non è la prima volta, nel corso del 2018, che il bitcoin scende sotto la soglia dei 7mila dollari. In realtà, il minimo dell'anno era stato raggiunto a fine marzo, a quota 6620 dollari, un livello non lontano dal minimo odierno. A frenare le quotazione, dopo il boom dello scorso anno, sono state una serie di fattori. Il primo è la sua diffusione: dopo l'euforia iniziale, le criptomonete sono ancora poco utilizzate, in contesti molto particolari e non hanno raggiunta una diffusione su larga scala. Inoltre, è intervenuto come effetto di stabilizzazione della speculazione la quotazione dei primi derivati sulle borse americane, a partire dal listino di Chicago, il più importante al mondo per questo tipo di prodotti. In poche parole, il bitcoin è trattato alla stregua di una materia prima, con tutto quello che ne consegue. A cominciare dai meccanismo "piscologico" della finanza: se un attacco hacker ne mette in dubbio la solidità tecnologica viene da pensare che tutti venderanno e gli investitori si adeguano. Che è poi quello che è accaduto questa mattina.