Torino

Val d'Aosta, il giallo dello sciatore restituito dal ghiacciaio dopo 60 anni: appello della polizia per dargli un nome

Una cartolina d'epoca di Cervinia 
La Scientifica torinese consegna i risultati di una lunga inchiesta: un orologio Omega, le iniziali M.M. nella camicia, sci e attrezzature d'alta gamma le tessere del puzzle
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Da sessant’anni si chiama solo M.M., come le iniziali ricamate su quel che resta della sua camicia verde militare. Di lui si sa soltanto che era uno sciatore, probabilmente esperto e benestante, e che è stato trovato morto in Valtournenche, Val d'Aosta, nel 2005. Da anni polizia scientifica di Torino cerca di risolvere il mistero. Secondo i risultati degli esami a cui è stato sottoposto il corpo, lo sciatore era morto dall’inizio degli anni ‘50. M.M. era stato ritrovato il 22 luglio del 2005 a quota 3100 metri, su un ghiacciaio in Valtournenche in località Cime Bianche.

Nella banca dati delle persone scomparse non compare nessuno con un nome che abbia iniziali simili a quelle ricamate all’interno della camicia dell’uomo. La sua identità resta un mistero per la polizia che già all’epoca aveva aperto un’indagine e, su disposizione della procura di Aosta, aveva disposto che il corpo e l’equipaggiamento dello sciatore fossero trasferiti nei laboratori di Quart. Del caso si sta occupando Valter Capussotto, della scientifica di Torino che ha passato ore scandagliare gli archivi storici dei giornali dell’epoca per cercare traccia del misterioso sciatore. «Ci sono tanti elementi che ci hanno aiutato a dare una descrizione precisa dell’uomo che all’epoca della morte doveva avere circa 30 anni», spiega.
 
Ora il "cold case" è stato riaperto perché la polizia scientifica del gabinetto interregionale di Torino ha consegnato i risultati di una ricerca iniziata nel 2017: una ricerca storica e scientifica insieme per provare a ricostruire l’identità e la provenienza dell’uomo senza nome, alto un metro e sessantacinque, che nessuno, in sessant’anni ha mai reclamato. L'appello degli investigatori è proprio questo: chi sa qualcosa si faccia avanti: perché tutto in questa storia è un rebus, a partire dalla data della morte. Nella tasca dei pantaloni da sci i poliziotti hanno trovato una moneta da cinque lire coniata tra il 1946 e il 1950: è a quell’epoca che potrebbe risalire la morte.


Gli abiti e l'equipaggiamento dicono che l’uomo era benestante. Un paio di sci Rossignol Olimpique numero 7200-210 sono un modello degli anni 40 o 50 ed erano i più usati dagli sciatori esperti che volevano un prodotto di alta gamma. Anche i bastoncini, in metallo e non in bambù, sono un lusso per l’epoca: rivelano che lo sciatore aveva le risorse disponibili per acquistare solo il meglio sul mercato. Gli altri tasselli del puzzle su cui gli investigatori hanno lavorato per anni sono un orologio Omega con seriale con seriale 11666171, venduto l'8 febbraio 1950 e destinato alle colonie francesi come Tunisia, Algeria e Marocco e un carnet da 60 corse per la funivia Breuil-Plan Maison, un particolare che potrebbe segnalare che il proprietario fosse della zona o la amasse particolarmente e fosse intenzionato a fermarsi a lungo.

Gli occhiali ritrovati nel taschino dicono che chi li portava era miope, soprattutto dall’occhio destro. La camicia su cui sono ricamate le iniziali M.M. è stata prodotta da un’azienda francese che però ora non esiste più. Nessuna risposta utile è arrivata dall’analisi del dna che non ha dato corrispondenze con possibili parenti. Per questo la polizia di Aosta ha deciso di diffondere le foto dell’equipaggiamento dello sciatore senza nome, nella speranza che qualcuno possa riconoscere i quegli oggetti un ricordo di un padre o di un fratello, di un nonno o di un amico.