Una ‘Road map’ per l’oncologia geriatrica

Oncologi e geriatri insieme per prendersi cura del paziente anziano che ha esigenze specifiche e richiede competenze diverse. Per questo è in corso un progetto che porta sul territorio le best practice e prova a suggerire strategie organizzative. Domani la ‘Road map’ fa tappa all’Istituto Pascale di Napoli

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Circa il 64 per cento dei 365.000 nuovi casi di tumore che si registrano ogni anno in Italia riguarda persone sopra i 65 anni. Dopo questa età, il rischio di sviluppare una neoplasia è quaranta volte più alto che tra i 20 e i 44 anni e quattro volte superiore a quello delle persone dai 45 ai 64 anni. Si tratta di pazienti complessi e anche fragili, spesso non del tutto autonomi, con patologie concomitanti e a volte depressione. Basta l’oncologo per prendersene cura? Certo, è la figura centrale ma le specificità di questa tipologia di paziente richiedono altre competenze, a cominciare da quella geriatrica. Proprio su queste necessità sta lavorando una piccola task force di oncologi e geriatri della Fondazione Don Gnocchi di Milano e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma che hanno ideato la ‘Road map del paziente oncologico anziano’.

• LE SPECIFICITA’ DEL PAZIENTE ONCOLOGICO ANZIANO
Il 50% degli anziani soffre di una o più malattie croniche per cui si tratta di ‘pazienti complessi’ perché, oltre alla patologia oncologica, presentano comorbidità e disabilità. “Bisogna stabilire il trattamento più adeguato al singolo paziente considerando i suoi possibili punti di debolezza perché spesso gli anziani soffrono di malattie come ipertensione, diabete, insufficienza renale o scompenso cardiaco”, spiega Silvio Monfardini, direttore del programma di Oncologia Geriatrica dell'Istituto Palazzolo Fondazione Don Gnocchi di Milano. “Ci sono i cosiddetti ‘pazienti fit’ che hanno più di 70 anni ma stanno bene, poi ci sono quelli vulnerabili che hanno delle comorbidità ma non gravi ed infine quelli fragili: per ognuno di loro bisogna saper individuare la terapia più adeguata”. Ma uno dei limiti maggiori che si incontrano sta nel fatto che gli anziani sono esclusi dai trial clinici sui nuovi farmaci, quindi nella realtà clinica non ci sono dati a cui fare riferimento quando ci si trova a trattare pazienti fragili e vulnerabili.

• ONCOLOGI E GERIATRI NELLA STESSA ‘SQUADRA’
Uno dei problemi più urgenti da risolvere è quello di far lavorare insieme l’oncologo e il geriatra: “In genere - spiega Monfardini - i pazienti oncologici anziani vengono trattati solo dagli oncologi, dai chirurghi, dai radioterapisti o dai vari specialisti senza nessuna collaborazione con i geriatri che hanno una maggior conoscenza non solo delle malattie associate, ma anche della gestione del percorso di cura. Inoltre, serve un maggiore coordinamento tra ospedale e territorio in modo che una volta dimesse dall’ospedale le persone siano seguite, se serve, con assistenza domiciliare, assistenti sociali o comunque inserite in un circuito che le tenga sotto controllo e verifichi le loro necessità”.

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• LA ‘ROAD MAP’ DEL PAZIENTE ONCOLOGICO ANZIANO
Purtroppo, questa interdisciplinarietà non è molto sviluppata nelle strutture ospedaliere italiane. Proprio da questa necessità è nato il progetto di una ‘Road map dell’oncologia geriatrica’ presentato anche all’ultimo Congresso dell’Aiom. In pratica, da una collaborazione tra la Fondazione Don Gnocchi di Milano e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma, è nata una piccola Task Force a partecipazione oncologico-geriatrica guidata dal professor Monfardini e con la partecipazione del geriatra Giuseppe Colloca dell’Ospedale Gemelli di Roma, allievo del professor Roberto Bernabei. “Abbiamo pensato di andare in giro per gli ospedali a parlare con l’oncologo e il geriatra locali ma coinvolgendo anche gli altri specialisti di riferimento come il chirurgo, il radiologo, il ginecologo e anche lo specialista in terapia del dolore”, spiega Monfardini che proprio al Congresso Aiom ha ricevuto il premio alla carriera «Gianni Bonadonna», meritata testimonianza di una vita spesa fra corsie d’ospedale e ricerca. Nel corso di questi incontri, ci si confronta sulle esperienze locali nel trattamento del paziente oncologico anziano ma vengono anche illustrate le possibili soluzioni e le ‘best practice’ italiane o estere a cui potersi ispirare. Gli specialisti raccontano cosa si fa attualmente nel loro ospedale per i pazienti oncologici anziani e quali piani hanno per il futuro. E poiché i pazienti hanno bisogno di essere seguiti sul territorio dove spesso ci sono grandi carenze, in alcuni di questi incontri sono state coinvolte anche le associazioni di pazienti che sono preziose per capire cosa succede fuori dall’ospedale e discutere il problema dei caregiver.

• LE TAPPE DELLA ‘ROAD MAP’
Iniziato nel 2017 con incontri ad Avellino, Catania, Firenze, Padova, Torino, Bergamo, Milano, Aviano e Modena, il progetto della ‘Road map’, realizzato con il contributo non condizionante di BMS, prosegue ora con altre tappe. “Domani – annuncia Monfardini - è la volta di Napoli all’Istituto Pascale dove tra l’altro è stato realizzato il primo trial di risonanza mondiale sul carcinoma del polmone nel paziente anziano. Il 23 gennaio 2019, invece, toccherà all’Ospedale Fatebenefratelli di Roma e altre tappe saranno definite man mano”.

• LE BEST PRACTICE ITALIANE ED ESTERE
Anche se la situazione sul territorio è molto varia, qualche buon esempio da seguire si trova. “A Padova e ad Aviano, per esempio, c’è una collaborazione strutturata tra oncologi e geriatri. All’estero, invece, la best practice a sui ispirarsi è quella del Moffitt Cancer Center a Tampa, in  Florida, dove c’è un ambulatorio in cui oncologi e geriatri visitano insieme i pazienti oncologici anziani coinvolgendo anche il farmacista, gli infermieri e gli assistenti sociali. Poi una volta a settimana discutono tra loro i casi più complessi”.

• LA CARENZA DI GERIATRI
Il modello da seguire dunque è chiaro: cosa rende così difficile la sua implementazione? Sicuramente ci sono tanti problemi organizzativi ed una oggettiva mancanza di tempo da parte dell’oncologo ma c’è anche un problema di carenza di geriatri. Secondo gli ultimi dati della Società italiana di gerontologia e geriatria (Sigg), ogni anno sono disponibili solo 164 posti di specializzazione in Geriatria, a fronte, ad esempio, dei 396 in Pediatria: eppure il trend demografico e il conseguente fabbisogno è noto a tutti. Non solo: la Geriatria non è materia primaria di insegnamento in molte scuole di laurea in scienze infermieristiche e solo un'esigua minoranza dei master di formazione post laurea in Scienze infermieristiche sono dedicati al malato anziano. “Dovrebbe esistere il diritto di tutti i pazienti anziani ad essere visitato anche da un geriatra”, dichiara Monfardini aggiungendo che “il problema è che non in tutti gli ospedali italiani esiste un dipartimento di geriatria che spesso è stata inglobata e in alcuni casi soffocata sotto la medicina interna senza rendersi conto che la geriatria è una cosa diversa dalla medicina interna”.