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Andreas M. Antonopoulos: “Le crypto non saranno regolamentate”

Il Crypto Compare Summit che si è svolto ieri a Londra (12 giugno 2019) ha visto Andreas M. Antonopoulos come relatore principale che ha inaugurato l’evento con un keynote di 30 minuti.

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Parliamo di inclusione finanziaria, ma non ne abbiamo la minima idea dal nostro mondo ricco e privilegiato“.

Questo ha detto Antonopoulos sottolineando che bitcoin e altre criptovalute sono in grado di cambiare il mondo dando nuove possibilità alle persone ‘underbanked’ di tutto il mondo,

“per poter avere un lavoro, per costruire il futuro dei propri figli”.

Per questo motivo, secondo Andreas:

“Non saranno regolamentate perché sono regolate da algoritmi e dalla matematica. Alla fine, forniscono a miliardi di persone non solo un conto bancario in tasca, ma democratizzano la funzione bancaria. Non vogliamo e non possiamo regolamentarle poiché 7 miliardi di persone ne hanno bisogno”.

Dopo il suo discorso, Cryptonomist ha avuto la possibilità di intervistarlo su Bitcoin, Ethereum e le stablecoin.

Puoi condividere la tua opinione sugli exchange decentralizzati e sul perché non vengono usati così tanto?

Penso che gli exchange decentralizzati siano un’idea fantastica, ma sono molto difficili da realizzare, e non sono molto usati perché la gente non ha familiarità con il concetto, e anche perché molti dei pericoli degli scambi centralizzati non sono evidenti: si perde la propria privacy, si è soggetti a sorveglianza, i propri conti possono essere bloccati. E finché non ti succede allora sembra che tutto funzioni bene, mentre quando ti succede, inizi ad urlare contro l’exchange e tutti ti dicono: “Ehi, non avresti dovuto usare un exchange come quello”, come se ci fossero altri exchange che non hanno quei problemi. Quindi è molto difficile vedere i problemi.

Gli exchange decentralizzati, invece, pur essendo ottimi, stanno cercando di collegare la moneta centralizzata con la moneta decentralizzata e questo si rivela un problema. A livello pratico: diciamo che qualcuno vuole essere pagato in dollari USA in cambio di bitcoin, bene, il problema è che la transazione bitcoin è definitiva, liquidata e immutabile in 1-6 conferme, mentre la transazione in dollari USA non è mai definitiva, mai liquidata e mai immutabile, puoi ricevere quei dollari nella tua banca e 30 giorni dopo te li possono sottrarre e dire: “Era una frode”, e ora hai perso i bitcoin e non hai i dollari. Ad uno dei miei colleghi, la banca ha invertito un’operazione che è avvenuta 18 mesi fa, ed gli hanno detto: “Ci devi i soldi”, non si potrebbe fare, no? Rimuovere denaro da un conto su un pagamento di 18 mesi fa. Quindi, come si fa a collegare questi due elementi? Il problema è che non si può avere una valuta di fiducia da un lato e una valuta di cui non ci si può fidare dall’altro, non importa se qualcuno deposita con un assegno, se versa denaro contante sul tuo conto bancario, se deposita con una carta di credito o altri pagamenti, tutto questo può essere invertito.

L’unica cosa che non è reversibile è il denaro contante, ma devi portare fisicamente il denaro all’altra persona, e talvolta il denaro può essere falso, ho ricevuto denaro falso per bitcoin e l’ho erroneamente accettato, imparando la lezione, ho scoperto che non sono in grado di distinguere tra denaro reale e denaro falso, non è così facile come si potrebbe pensare. Ecco perché gli exchange decentralizzati sono difficili da realizzare, ma anche perché sono molto preziosi e utili per transazioni crypto-crypto, ma non crypto-fiat.

Qual è la tua opinione sulle stablecoin? Permetteranno di raggiungere più velocemente un’adozione di massa?

Non ritengo che la volatilità sia un problema così grande come la gente pensa, specialmente per coloro che hanno disperatamente bisogno della libertà offerta dalle criptovalute, tuttavia penso che sia un problema, quindi credo che le stablecoin svolgano un ruolo rilevante. Ciò nonostante, come per ogni altra criptovaluta, bisogna porsi la seguente importante domanda: è decentralizzata? E se non è decentralizzata allora ha problemi fondamentali con il rischio di controparte. Se la stablecoin è coperta da riserve in dollari USA e queste riserve sono detenute da un custode centralizzato in una banca, questo custode può scappare con il denaro oppure può contrarre prestiti contro quel denaro e gestire efficacemente le riserve bancarie frazionate.

Inoltre, anche la banca del custode centralizzato può bloccare, sequestrare o portare via il denaro, e rimane un token garantito da nulla, il che è un problema. Lo stesso vale per le stablecoin garantite da beni, per esempio, l’oro, il che va bene se l’oro c’è, ma come si fa a sapere che l’oro ci sia, e come si sa che ci sarà domani? E se questo oro c’è e si sa dove sta allora può essere sottratto dal governo, e sappiamo che è possibile perché è successo con E-gold un decennio prima di bitcoin, hanno confiscato gli uffici, hanno preso tutto l’oro, e E-gold divenne E-nulla.

Quindi le stablecoin che mi interessano di più sono le quelle decentralizzate coperte da riserve crypto, la più famosa delle quali è Dai – MakerDAO, ma ce ne sono altre che stanno emergendo, e ognuna sta provando approcci diversi a questo meccanismo. Hanno ancora dei rischi, ma sono diversi, non hanno rischi di controparte, hanno rischi di software e di piattaforma. Quindi, se c’è un bug in Ethereum che compromette lo smart contract in cui si trova DAI, allora questo è un problema. Se c’è un bug nello smart contract di DAI, è un problema. Per cui non ne sappiamo ancora abbastanza, ma ritengo che ci siano molti esperimenti interessanti in corso.

E per quanto riguarda il Proof of Stake? In un’intervista il fondatore di Cardano ha detto che permetterà una maggiore decentralizzazione rispetto al Proof of Work di Bitcoin.

Sono dell’idea che tutte le opinioni e le ricerche per quanto riguarda il Proof of Stake devono essere dimostrate sul mercato con reti di produzione su larga scala. Finora abbiamo visto che molti sistemi Proof of Stake soffrono di problemi di governance. Un buon esempio di ciò è il sistema Delegated Proof of Stake dove il numero di validatori è molto piccolo, dove l’apatia degli elettori porta alla centralizzazione, non alla decentralizzazione, e dove alla fine si ottengono i classici problemi di lobbismo, collusione, corruzione e frode da parte dei validatori.

Il Proof of Stake è in realtà più vecchio del Proof of Work, il PoW è stato inventato per risolvere i problemi riscontrati nel PoS, il che non significa che non possiamo fare il Proof of Stake, ma solo che non abbiamo ancora realizzato un Proof of Stake che possa competere con il Proof of Work. Quindi auguro tutto il meglio a chi ci sta provando, il mondo sarà un posto migliore con un numero maggiore di algoritmi di consenso che funzionano su scala e ci garantiscono sicurezza e decentralizzazione, non è questione di come ci arriviamo, ma di arrivare al traguardo, e se ci sono idee migliori per arrivarci,  comprerò una birra agli sviluppatori per ringraziarli per i loro sforzi e utilizzerò i sistemi che hanno sviluppato. Tuttavia, finché non lo dimostreranno sul mercato, si tratta solo di un’opinione.

E per quanto riguarda il futuro di Ethereum e i suoi problemi di scalabilità?

Ethereum ha sfide più grandi con la scalabilità rispetto ad altre criptovalute, perché ciò che sta facendo impone maggiori esigenze di scalabilità, in quanto è necessario mantenere lo stato di tutti quegli smart contract. Ma queste sfide hanno comunque creato i giusti incentivi per tutti coloro che stanno lavorando su soluzioni di scalabilità per Ethereum, soluzioni che non esistono allo stesso modo in altre criptovalute. Hanno un sacco di interessanti ricerche sulla scalabilità, e tale ricerca sarà utile a tutti nello spazio. L’ironia della sorte è che ne beneficeranno tutti, che abbia successo o meno. Il fallimento, infatti, ci insegnerebbe tanto quanto il successo, imparando delle lezioni utili.

Anche in questo caso, non c’è un solo un modo per fare queste cose, infatti, fino a poco tempo fa c’erano zero modi e ora ne abbiamo uno e presto ne avremo due, tre e quattro e impareremo da tutti questi casi. Non so in che direzione sta andando Ethereum e non so se Ethereum avrà successo o meno in questo esperimento, so e penso fermamente che la tecnologia degli smart contract e la capacità di programmare con la quantità di flessibilità offerta da una macchina virtuale, ha sicuramente applicazioni molto utili, e non credo che possiamo fare quelle stesse applicazioni con bitcoin, né vogliamo farlo, perché tale flessibilità ha un costo in termini di sicurezza.

Quindi mi piacerebbe vedere questo esperimento avanzare e vorrei vedere cosa possiamo imparare da esso, ma non posso prevedere il successo o il fallimento di un sistema, quello che posso dirvi è che ho più certezza in un sistema che ha funzionato senza interruzioni per 10 anni che in un sistema che esiste senza interruzioni da cinque anni, il futuro lo rivelerà.

Durante un’intervista precedente, hai detto che il bitcoin per ora è usato come riserva di valore, ma durante il discorso di oggi, hai detto che dovrebbe essere usato e considerato come metodo di pagamento, qual è la tua opinione? Dovrebbe essere utilizzato più come riserva di valore o metodo di pagamento?

Non credo che i due siano esclusivi l’uno dell’altro, anzi, penso che i sistemi tradizionali che forniscono una buona riserva di valore spesso diventano un mezzo di scambio abbastanza robusto, mentre sistemi che non forniscono una buona riserva di valore possono essere usati come mezzo di scambio ma ad un prezzo, e quel prezzo è che perdono valore in continuazione. A volte i due esistono insieme, a volte no, ma allo stesso tempo non penso che possiamo progettare sistemi in modo che siano una cosa contro l’altra, penso che alla fine sia il mercato a decidere, possiamo migliorare il funzionamento come mezzo di scambio, e renderli migliori per operare come riserva di valore, ma non possiamo determinare ciò che verrà deciso dal mercato. Non penso che questa storia sia stata ancora raccontata, lo scopriremo.

Non credo che riusciremo ad avere successo a meno che bitcoin non sia anche una riserva di valore, quindi non possiamo sacrificare la riserva di valore per ottenere il mezzo di scambio, perché poi ci ritroviamo con una moneta che perde valore in continuazione e questo è uno dei motivi per cui abbiamo povertà in luoghi di tutto il mondo. E non so se possiamo trovare tutte le soluzioni in bitcoin, potremmo aver bisogno di diverse blockchain che lavorino insieme, ed è per questo che mi interessano molto le soluzioni di secondo livello che possono collegare le blockchain l’una con l’altra. Forse ci ritroveremo in un mondo in cui si usa più di una valuta per scopi diversi, una valuta diversa come mezzo di scambio, una valuta diversa come riserva di valore, e si scambiano l’una con l’altra, preferibilmente lo farà il wallet automaticamente ogni volta che è necessario, in modo molto rapido e molto economico. Anche questo risolve il problema, ma non so in che direzione stiamo andando, dovremo aspettare per scoprirlo.

 

Amelia Tomasicchio
Amelia Tomasicchiohttps://cryptonomist.ch
Esperta di digital marketing, Amelia inizia a lavorare nel settore fintech nel 2014 dopo aver scritto la sua tesi di laurea sulla tecnologia Bitcoin. Precedentemente è stata un'autrice di diversi magazine crypto all'estero e CMO di Eidoo. Oggi è co-founder e direttrice di Cryptonomist, oltre che Italian PR manager per l'exchange Bitget. E' stata nominata una delle 30 under 30 secondo Forbes. Oggi Amelia è anche insegnante di marketing presso Digital Coach e ha pubblicato un libro "NFT: la guida completa'" edito Mondadori. Inoltre è co-founder del progetto NFT chiamati The NFT Magazine, oltre ad aiutare artisti e aziende ad entrare nel settore. Come advisor, Amelia è anche coinvolta in progetti sul metaverso come The Nemesis e OVER.
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