Oro: le banche centrali e la guerra dei dazi spingono le quotazioni

Alessio Trappolini

23 Agosto 2019 - 17:38

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L’unico vincitore di questo 2019 è stato l’oro, salito oltre i 1.500 dollari, con gli investitori che – in uno scenario caratterizzato da mercati in altalena - sono andati alla ricerca di un rifugio sicuro

Oro: le banche centrali e la guerra dei dazi spingono le quotazioni

Nel corso delle ultime settimane il prezzo dell’oro è salito sui massimi degli ultimi 6 anni a 1.535$, prima di accusare una veloce correzione che si è arrestata a ridosso dei 1.500 dollari.

Questo movimento ha confermato la presenza di una forte pressione rialzista, con molti investitori che, in questo intricato scenario geopolitico, sono alla ricerca di beni rifugio.

Le tensioni commerciali e la guerra valutaria in corso tra Usa e Cina, le politiche espansive decise delle principali banche centrali e i timori di un generale rallentamento economico sono le motivazioni principali che hanno alimentato la salita dell’oro.

La guerra commerciale e le implicazioni sull’oro

Al centro dell’attenzione degli operatori c’è soprattutto la guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina, in particolare dopo che Donald Trump a inizio di agosto ha minacciato nuovi dazi su circa 300 miliardi di beni cinesi.

Il governo cinese ha risposto deprezzando la sua moneta, con lo Yuan che è salito sopra 7 contro il dollaro americano per la prima volta dopo più di un decennio, costringendo il presidente americano a posticipare l’applicazione dei dazi a dopo Natale. La guerra commerciale può essere complicata anche per gli Stati Uniti, con la Cina che intende infatti giocare le sue carte.

I dati sulle esportazioni sono ancora buoni ma la Cina potrebbe svalutare ulteriormente la Yuan, al fine di rendere più competitiva la sua economia e rivalutare le sue attività finanziarie espresse in dollari americani.

La strategia di Trump è una scommessa pericolosa o è stata studiata con l’obiettivo di aumentare la pressione sulla Fed, spingendola verso altri due tagli dei tassi prima della fine dell’anno? È possibile, ma il magnate dovrebbe sapere che questa guerra genera più rischi che vantaggi.

Nel frattempo, la reazione dei mercati azionari è stata immediata, con una significativa correzione partita dai massimi raggiunti nel corso degli ultimi mesi.

Questa discesa costituisce un chiaro allarme e segnala che le società americane potrebbero essere una delle prime vittime della guerra commerciale anche se, naturalmente, un’escalation del conflitto potrebbe provocare delle perdite per entrambe le parti coinvolte e, di conseguenza, anche per il resto del mondo.

L’analisi tecnica sull’oro

Finora l’unico vincitore è stato l’oro, salito oltre i 1.500 dollari, con gli investitori che – in uno scenario caratterizzato da mercati in altalena - sono andati alla ricerca di un rifugio sicuro. Ci sono tuttavia alcuni elementi che potrebbero frenare questo entusiasmo. Per esempio, eventuali segnali di riconciliazione tra Trump e la Cina potrebbero riportare gli investitori a preferire le attività più rischiose. La situazione, infatti, è diventata rischiosa anche per Trump e non si può pertanto escludere uno scenario meno conflittuale.

Inoltre tra il 2011 e il 2013 l’area 1.500-1.530$ rappresentava un’interessante area di supporto e adesso ci sono buone probabilità che costituisce un valido livello di resistenza. Naturalmente, molto dipenderà da come si evolverà la guerra commerciale. Nelle ultime ore i nuovi dazi cinesi, in ritorsione alle mosse di Trump, paiono gettare altra benzina sul fuoco, mentre l’oro ne ha approfittato per riagganciare quota 1.500 dollari.

Il presente contributo è stato prodotto in autonomia da Carlo Alberto De Casa, Capo analista ActivTrades e autore del libro “I segreti per Investire con l’oro”.

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