Il risiko delle banche

Ubi e l’offerta Intesa: la Borsa ora scommette sulla fusione con Mps

di Fabrizio Massaro

Ubi e l'offerta Intesa: la  Borsa ora scommette sulla fusione con Mps

L’offerta di scambio di Intesa Sanpaolo su Ubi scatena la Borsa che punta su una contromossa della banca bresciano-bergamasca, specialmente dopo che i soci storici - a cominciare dalle fondazioni Cr Cuneo, primo azionista al 5,9% e gli altri azionisti riuniti nel patto Car che ha il 17,9% - hanno definito la proposta «ostile è irricevibile» (leggi qui l’articolo completo).
Lunedì si riuniscono i soci degli altri due patti di Ubi, il «Patto dei Mille» (all’1,6%) e il «Sindacato azionisti» (all’8,4%). Soci pesanti, anche se la maggioranza della banca è in mano agli investitori istituzionali.

Ubi tra Bnp Paribas e MontePaschi

Tra gli scenari possibili, ci sono quelli di una eventuale controfferta da un istituto estero - la riferiva venerdì mattina Il Messaggero facendo il nome di Bnp Paribas - o, ancora più clamorosa, un’eventuale della stessa Ubi sul Montepaschi. Sulle voci di questa contromossa dell’istituto guidato da Victor Massiah - circolate tra operatori e sulle agenzie internazionali - il titolo Mps ha accelerato la sua corsa al rialzo: alle 12 quotava 2,12 euro in rialzo del 4,5%. Sono invece in lieve calo Ubi, -0,5% a 4,21 euro, e Intesa Sanpaolo, -0,63% a 2,53 euro.

Le alternative all’Ops di Intesa

Dal fronte Ubi non si raccolgono commenti sui rumors di Borsa. Di sicuro Massiah, con l’advisor Credit Suisse, sta valutando ipotesi alternative all’Ops, come da comunicato ufficiale post consiglio di amministrazione. Ma è anche vero che ancora lunedì mattina alla presentazione del piano industriale di Ubi (poche ore prima dell’assalto di Intesa Sanpaolo), proprio Massiah aveva escluso una mossa su Mps anche per la presenza del socio pubblico, il Tesoro, che ha il 68% (ma deve uscire entro il 2021 per rispettare gli accordi con la Commissione Europea). In generale Massiah aveva condizionato ogni operazione di fusione di Ubi Banca alla «creazione di valore» e alla «semplicità di governance».

Gli ostacoli

Su una soluzione Ubi-Mps - di cui si parla a più riprese dal 2014 - peserebbero la questione ancora non risolta degli Npl e delle cause legali. Circa i crediti deteriorati, è in corso da mesi una trattativa con Bruxelles per la cessione ad Amco, la bad bank del Tesoro, di circa 10 miliardi di npl lordi attraverso una vendita o una scissione di attività e un conferimento di circa 1 miliardo di patrimonio ad Amco. Una fusione con Ubi potrebbe quindi comportare da parte della Bce la richiesta di un rafforzamento patrimoniale che potrebbe essere di alcuni miliardi in aumento di capitale; inoltre le cause legali degli ex risparmiatori nei processi sui cosiddetti derivati Alexandria e Santorini potrebbero pesare per miliardi in risarcimenti, in caso di condanna, tanto che più volte si è parlato della necessità di una manleva da parte dello Stato all’eventuale acquirente. E resterebbe poi il tema del Tesoro, che in una offerta di scambio con Ubi avrebbe comunque una quota rilevante, almeno all’inizio, della banca post-fusione.

L’ipotesi della fusione a tre (con Pop Bari)

Tuttavia la combinazione Ubi-Mps avrebbe il vantaggio di risolvere un problema al governo; inoltre il passo indietro di Marco Morelli, che si è detto indisponibile a un nuovo mandato da amministratore delegato, rende libera una poltrona pesante.
Qualche banchiere avanza anche la suggestione ulteriore di una operazione a tre di Ubi ed Mps con la Popolare di Bari, ma oltre alle difficoltà oggettive della combinazione, Bari necessita di capitale fresco per 1,4 miliardi (metà ad oggi promesso dal Fitd, metà dalla pubblica Mediocredito Centrale).
Ubi Banca è inoltre soggetta alla «passivity rule», che le impone di portare eventuali operazioni difensive in assemblea: ai soci spetta dunque l’ultima parola nella valutazione della convenienza di operazioni alternative rispetto all’ops di Intesa Sanpaolo. «Il governo non prende posizione, non si esprime su singole operazioni di mercato». Lo afferma il viceministro all’Economia, Antonio Misiani, circa l’Ops lanciata da Intesa Sanpaolo su Ubi banca. «L’interesse del governo - aggiunge - è quello di un rafforzamento e un consolidamento complessivo del mercato del credito italiano. E questa è la stella polare con cui seguiamo con attenzione anche questa operazione».

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