infrastrutture

Torri tlc, al via il grande risiko europeo. I fondi pronti a entrare nella partita

Ck Hutchison (Wind Tre) prepara la newco con i siti delle controllate europee. Tim e Ardian sono vicini all'accordo su Inwit, Cellnex progetta l'aumento

di Andrea Biondi

Tlc: calano i ricavi, -11 miliardi dal 2009, pesa 5G

3' di lettura

Due indizi per cancellare anche il pur minimo dubbio che quello delle torri di Tlc sia un settore in fermento, pronto a un risiko che va ben oltre i confini nazionali. Per il primo occorre risalire allo scorso 20 marzo durante la presentazione dei conti di Ck Hutchison, la conglomerata di Hong Kong con presenza nelle Tlc in lungo e in largo per il mondo e che in Italia possiede Wind Tre. Il cfo Frank Sixt ha spiegato che il gruppo è «sulla buona strada per completare la separazione strutturale completa (delle torri, ndr.) entro giugno di quest’anno».

Ciò di cui si parla è una towerco da 28.500 siti fra Uk, Italia, Svezia, Danimarca, Austria, Irlanda. A queste potranno aggiungersi 9.300 torri fra Hong Kong e Macao. Analizzando le slide della presentazione, alla towerco Hutchison - con le 8.100 torri Wind Tre già scorporate in una società (CK Hutchison Networks Italia Spa) – viene attribuito un enterprise value implicito in un range compreso fra 4,8 e 5,7 miliardi di euro.

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Da Ck Hutchison a un altro gigante: Vodafone. Nella conference call del 12 maggio il ceo Nick Read segnala come «massima priorità nel 2021» il «completamento della più grande società di torri in Europa» con l’obiettivo di «una Ipo all’inizio del 2021». Si parla di una società con 61.700 torri fra Spagna, Portogallo, Uk, Irlanda, Germania, Grecia, Italia e altri Paesi europei. E in tutto questo il nostro Paese ha fatto anche da apripista e best practice, visto l’accordo con Tim per far confluire gli asset in una Inwit compartecipata. «In cambio delle nostre torri, abbiamo ricevuto un importo iniziale di 2,35 miliardi di euro in contanti e una partecipazione azionaria del 37,5% in Inwit. Dopo la fine dell’anno fiscale, ad aprile, abbiamo completato un collocamento del 4% per ulteriori 400 milioni di euro in un multiplo molto interessante» ha confermato il ceo di Vodafone Group. E intanto due società locali delle torri di Vodafone sono state create in Germania e Spagna.

Insomma tutto è pronto per l’entrata in scena di due giganti delle torri a livello europeo che andranno a unirsi a una Cellnex (player indipendente con 61mila siti controllati al 2027) che stando alle indiscrezioni riportare da “Cinco Dias” in Spagna sonda le banche per un nuovo aumento di capitale, il terzo da febbraio 2019, per recuperare 1 miliardo.

Del resto il settore ribolle con prospettive di un risiko e di movimenti su ampia scala. Un report di inizio anno di Morgan Stanley prevede una crescita sia lato ricavi sia lato Ebitda a un tasso medio annuo del 9% nel triennio. In questo quadro, il numero da tener presente è 20%. La quota di torri in mano alle towerco indipendenti in Europa è questa, a fronte di un 95% in Usa. Già da qui si possono capire condizioni e potenzialità di un mercato in espansione, da una parte, e che può delineare una situazione win-win: per le telco e per gli investitori, per i quali le torri sono diventate galline dalle uova d’oro grazie alle valorizzazioni e per l’andamento dei titoli, ma anche per i fondi che sono sempre più attenti a occasioni di business.

Non a caso sarebbe in dirittura d’arrivo l’accordo fra Tim e un consorzio di fondi capitanati da Ardian che acquisiranno una quota di minoranza della scatola dove l’ex monopolista farà confluire la sua partecipazione del 33,5% in Inwit (detenendone il 51%). Andando un po’ più indietro nel tempo Altice nel 2018 ha venduto al fondo Kkr il 49,99% delle quote in Sfr TowerCo, ribattezzata poi Hivory. Ma l’ultima operazione in ordine di tempo è quella annunciata da Telefonica Deutschland che ha ceduto oltre 10mila torri, per 1,5 miliardi, a Telxius, di cui Kkr possiede il 40%.

I fondi dovranno in questo senso vedersela con i big player del settore. Cellnex, ad esempio, ha acquisito le torri di Iliad e in Italia è a quota 10.194, dietro ai 22.100 siti di Inwit e davanti agli 8.100 di Hutchison e ai 1.700 di Ei Towers, stando a un report di Bofa Global Research. Proprio Ei Towers sarebbe uno dei dossier più caldi al momento. La società partecipata al 60% da F2i e al 40% da Mediaset avrebbe scelto Nomura per valutare il riassetto della partecipata EiTowers attraverso la vendita delle torri per la telefonia e il focus sulle infrastrutture per la televisione e la radio. Un’operazione che secondo indiscrezioni di mercato sarebbe propedeutica a ritentare la strada per l’aggregazione con Rai Way. La partita è quantomai aperta. Su più fronti.

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