L’importo restituibile è quindi inferiore – e in certi casi molto inferiore – a quello presente.
Non solo: non è detto che avvenga una restituzione. “Vodafone si riserva la possibilità di effettuare verifiche e nel caso di posizione fraudolenta la procedura di rimborso non andrà a buon fine. Le verrà comunicato via SMS, e-mail o fax l’esito negativo della sua richiesta. La preghiamo di inserire i recapiti dove poter essere contattato”.
Notiamo qui, come anche nella storia del lettore, alcune anomalie rispetto a quella che secondo noi dovrebbe essere una gestione corretta del diritto alla conservazione del credito.
1)L’uso di un modulo pdf da mandare per posta, invece di poter banalmente fare la richiesta insieme con il cambio operatore o la disdetta in un agile form online. C’è poi l’obbligo sostanziale a fare una raccomandata o a dotarsi di pec. Sì, si può mandare per posta cartacea normale ma poi non si ha certezza della consegna e anche per questo motivo il negoziante ha suggerito una raccomandata. Bisognerebbe rispettare il principio di legge che le modalità di uscita del cliente devono essere semplici e fruibili come quelle di entrata.
2)La discrezionalità dell’operatore di poter negare la restituzione senza dare spiegazioni.
L’utente in quelle circostanze, già dopo il primo rifiuto, invece di chiamare il 190 dovrebbe segnalare il problema sui profili social dell’operatore (se non ha una pec con cui mandare un reclamo gratuito). In caso di mancata soluzione, avviare una procedura di conciliazione gratuita via sito Conciliaweb.