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Restituzione credito residuo, l'operatore la nega e non dà spiegazioni

Mi è scaduta da oltre un mese una sim relativa ad una ricaricabile Vodafone con credito residuo di circa 66 euro. Mi sono recato preventivamente presso uno store Vodafone che mi ha indicato la necessità di compilare un apposito modulo e spedirlo con raccomandata.
Eseguito il tutto mi arriva un sms dicendomi che la pratica non era espletabile e che dovevo contattare il 190.
Sentito più volte il 190 mi sento rispondere che potevo provare direttamente a richiedere il recesso online e che non sapevano il motivo della non accettazione del modulo spedito via posta.
Provo ad effettuare il recesso online ...la procedura risponde che non è possibile effettuare l'operazione.
Mi reco nuovamente allo store Vodafone dove mi confermano che la procedura online è disattivata non potendo altresì motivarmi la mancata accettazione del modulo da me spedito: mi consigliano in sostanza di ripetere la spedizione tramite raccomandata precisando che comunque loro non possono occuparsi del problema.
Spedisco una seconda raccomandata con ricevuta di ritorno allegando una lettera di protesta e nuovamente il modulo relativo al rimborso del credito residuo: a questo punto ho già speso un terzo del credito residuo in raccomandate considerando la commissione che Vodafone trattiene in questi casi.
Sono ormai passate due settimane dall'ultima raccomandata non ottenendo alcuna risposta.
Nel frattempo non posso neppure telefonare al 190 visto che non sono più cliente Vodafone e non voglio diventare loro cliente: uniche due opzioni possibili per chi telefona al 190.
Cosa posso fare?
 
Grazie.
Saluti
Chiesa Mauro

1 minuti di lettura
La procedura – scrive Vodafone nel modulo – è la seguente: “la richiesta deve essere compilata in ogni sua parte ed inviata via posta alla casella postale 190 - 10015 Ivrea (To). La restituzione del credito sottoforma di equivalente monetario avverrà entro 60 giorni dalla richiesta”. “Il credito restituito sarà pari all’ammontare presente sui sistemi Vodafone al momento di lavorazione e gestione della richiesta. La informiamo che il credito restituito sarà al netto di ricariche omaggio previste dal piano tariffario attivo sulla SIM disattivata o da disattivare o comunque associate a promozioni, opzioni o meccanismi di autoricarica e farà esclusivo riferimento al traffico effettivamente acquistato e non goduto. Verranno inoltre detratti dal credito restituito anche eventuali sussidi, sconti ed agevolazioni di prezzo applicati al terminale acquistato unitamente alla carta SIM o ottenuto in premio nell’ambito del programma punti di fidelizzazione gestito da Vodafone. Il costo di 6€ viene richiesto a titolo di pagamento delle spese e dei costi sostenuti da Vodafone per gestire l’esercizio del diritto di recesso ed il successivo rimborso anticipato del credito telefonico residuo”.
L’importo restituibile è quindi inferiore – e in certi casi molto inferiore – a quello presente.
Non solo: non è detto che avvenga una restituzione. “Vodafone si riserva la possibilità di effettuare verifiche e nel caso di posizione fraudolenta la procedura di rimborso non andrà a buon fine. Le verrà comunicato via SMS, e-mail o fax l’esito negativo della sua richiesta. La preghiamo di inserire i recapiti dove poter essere contattato”.

Notiamo qui, come anche nella storia del lettore, alcune anomalie rispetto a quella che secondo noi dovrebbe essere una gestione corretta del diritto alla conservazione del credito.
1)L’uso di un modulo pdf da mandare per posta, invece di poter banalmente fare la richiesta insieme con il cambio operatore o la disdetta in un agile form online. C’è poi l’obbligo sostanziale a fare una raccomandata o a dotarsi di pec. Sì, si può mandare per posta cartacea normale ma poi non si ha certezza della consegna e anche per questo motivo il negoziante ha suggerito una raccomandata. Bisognerebbe rispettare il principio di legge che le modalità di uscita del cliente devono essere semplici e fruibili come quelle di entrata.
2)La discrezionalità dell’operatore di poter negare la restituzione senza dare spiegazioni.
L’utente in quelle circostanze, già dopo il primo rifiuto, invece di chiamare il 190 dovrebbe segnalare il problema sui profili social dell’operatore (se non ha una pec con cui mandare un reclamo gratuito). In caso di mancata soluzione, avviare una procedura di conciliazione gratuita via sito Conciliaweb.