anniversari

Dieselgate cinque anni dopo. La storia dello scandalo Volkswagen che ha fatto tremare il mondo dell’auto

Tutto è cominciato negli Usa quando l'Agenzia americana Epa, scopre dell'uso da parte di Volkswagen di un software che modificava i dati sulle emissioni

di Corrado Canali

3' di lettura

Era metà settembre 2015, in pieno Salone di Francoforte, l'industria tedesca dell'auto auto celebrava la proria potenza. Gli stand, anzi i padiglioni del gruppo Volkswagen sono scintillanti: luci accecanti e macchine lucidate in modo maniacale. Nulla lascia immaginare lo tsunami che da lì a qualche giorno (il 18 per la precisione) si abbatterà sul mega gruppo tedesco: il Dieselgate, lo scandalo delle emissioni truccate. A dire il vero parlando con manager come il capo della tecnologia Ulrich Hackenberg, o osservando il viso del ceo Martin Winterkorn, si avvertiva un mood teso.Il 18 settembre è un giorno che l'automotive non dimenticaà mai: l'Agenzia statunitense per la protezione ambientale, l'Epa, accusa Volkswagen di avere illegalmente usato un software per aggirare le normative sulle emissioni di ossidi di azoto e il governo degli Stati Uniti ordina a Volkswagen di riprogrammare complessivamente 500 mila auto che sotto al cofano disponevano di motorizzazioni 1.600 e 2000 cc TDI

Le dimissioni dell'ad Martin Winterkorn

Nei giorni immediatamente successivi il titolo di Volkswagen ha pesanti perdite e l'amministratore delegato Martin Winterkorn, dopo essersi scusato, rassegna le dimissioni il 23 settembre. Al suo posto viene nominato Matthias Muller, fino ad allora alla guida del brand Porsche. Il giorno prima del clamoroso avvicendamento al vertice, la casa tedesca aveva dichiarato che i veicoli interessati dal cosiddetto defeat device erano un totale 11 milioni in tutto il mondo. Una cifra enorme in grado di mettere in crisi anche il futuro di quello che era il gruppo automobilistico più importante del globo.

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Le cifre dei risarcimenti pagate negli Usa

Il 10 gennaio 2017, Volkswagen dopo essersi dichiarata colpevole comunica che pagherà 4,3 miliardi di dollari per chiudere la vertenza per lo scandalo il che ha prodotto gravi ripercussioni alle vendite della casa tedesca nel corso del 2016. La cifra sborsata dal gruppo di Wolfsburg si aggiunge ai 15 miliardi di dollari con cui, a giugno del 2016, la casa tedesca aveva chiuso le class action istituite negli Stati Uniti, portando il totale a sfiorare i 20 miliardi di dollari, l'equivalente di 18 miliardi di euro.

Tutti i manager arrestati per l'accusa di frode

Il 7 gennaio 2017 viene arrestato in Florida Oliver Schmidt, dirigente di Volkswagen negli Usa, con l'accusa di frode in relazione alla vicenda. A luglio 2017, Giovanni Pamio, ex manager di Audi è accusato negli Usa di truffa e violazione delle leggi ambientali. Il manager, di origini italiane, verrà poi arrestato in Germania. Il 26 agosto 2017, James Robert Liang, ex ingegnere di Volkswagen è condannato a 40 mesi di carcere negli Stati Uniti. Il 18 giugno del 2018 la polizia tedesca ferma l'ad di Audi, Rupert Stadler per frode, false dichiarazioni oltre ad omissioni. Darà poi le dimissioni da Audi.

A luglio 2017, il Dieselgate irrompe in Europa.

L'Antitrust dell'Unione europea inizia le sue indagini su un possibile cartello attuato dai brand tedeschi dell'auto e cioè tra Volkswagen, Daimler, Bmw, Audi e Porsche. Proprio il marchio di Stoccarda si oppone, in quanto i suoi modelli sotto accusa utilizzavano dei motori Audi. Al punto che Porsche decide di richiedere 200 milioni di risarcimento da Audi. La Casa dei quattro anelli, intanto aveva già deciso di richiamare 127 mila veicoli dopo che l'autorità nazionale dei trasporti tedesca, la KBA, aveva dichiarato non conformi i software di controllo delle emissioni dei motori turbodiesel Euro 6.

Le accuse all'ex ceo di Vw Martin Winterkorn

Il 15 aprile del 2019 l'ormai ex amministratore delegato di Volkswagen, Martin Winterkorn, viene accusato di frode e violazione delle leggi sulla concorrenza. Secondo il pubblico ministero, non aveva rivelato alle autorità e ai clienti in Europa e negli Stati Uniti le manipolazioni illegali dei motori diesel, nonostante ne fosse a conoscenza. Proprio di recente, poi, i pubblici ministeri di Braunschweig in Germania hanno aggiunto ai capi d'imputazione già noti anche la frode commerciale organizzata. Tramite il suo avvocato, l'ex ceo del gruppo Volkswagen ha però negato ogni tipo di accusa.

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