La volatilità dei beni rifugio

Oro, ai minimi da sei settimane torna a quota 1880 dollari (-7%): le ragioni del calo

di Marco Sabella

Oro, ai minimi da sei settimane torna a quota 1880 dollari (-7%): le ragioni del calo

Dai 2036,5 d0llari per oncia del 3 agosto scorso ai 1.882,5 dollari di mercoledì 23 settembre, l’oro perde in poco più di 6 settimane circa il 7% del suo valore. Si tratta di un brusco calo che non inverte peraltro la tendenza rialzista del metallo, le cui quotazioni sono cresciute da inizio anno di oltre il 24%. Ad alimentare questo rialzo proseguito per mesi, sono state soprattutto la crisi economica indotta a livello globale dall’esplosione della pandemia da Covid19 e il conseguente ulteriore calo dei tassi di interesse dovuto alle politiche monetarie ultraespansive realizzate dalla banche centrali di tutto il mondo per contrastare la crisi economica e il rischio di implosione del sistema finanziario.

I tassi di interesse nel mondo

Questo mix di tassi di interesse sempre più bassi e avversione al rischio ha dunque spinto le quotazioni dell’oro ai massimi di tutti i tempi, toccati appunto ad agosto a quota 2.036 dollari. Ma oltre a questi fenomeni “strutturali”, di cui il più importante è il livello dei tassi di interesse, le quotazioni dell’oro risentono anche di altri fattori, come il cambio del dollaro e il “sentiment” generale dei mercati. L’influenza dei tassi di interesse sulle quotazioni dell’oro — che è preponderante — è data dal fatto che il metallo, bene improduttivo per eccellenza, non genera cedole, dividendi né ritorni di alcuni tipo. E’ evidente che se anche le altre attività finanziarie, a cominciare dalle obbligazioni, offrono rendimenti vicini allo zero o negativi (il bund decennale paga il -0,5% di interessi, il Treasury Usa appena lo 0,66%) il metallo si avvantaggia della sua natura di bene rifugio senza dover pagare il “costo” di un mancato guadagno. Nel linguaggio degli economisti questo mancato guadagno potenziale viene chiamato «costo opportunità».

Gli altri elementi

Ma come abbiamo visto ci sono anche altri fattori, oltre ai tassi di interesse e alla percezione del rischio globale, che influiscono sulle quotazioni dell’oro: il livello dei cambi, e in particolare il cambio del dollaro e la domanda di oro fisico per usi industriali e di gioielleria. la Il prezzo dell’oro scende infatti di pari passo al rafforzamento del dollaro che nelle situazioni di incertezza è percepito a sua volta come un bene rifugio. Ed è soprattutto negli ultimi giorni che la discesa del prezzo del metallo si è fatta impetuosa, con il calo di oltre 70 dollari nella sola seduta di lunedì 21 settembre, giornata in cui l’argento a sua volta è crollato di oltre l’11%.

La nuova forza del dollaro

«L’oro dovrebbe essere scambiato a prezzi più alti in base alle richieste di beni rifugio”, sostiene uno strategist citato dalla newsletter BullionWault, specializzata nell’analisi delle dinamiche di prezzo e nell’investimento in metalli preziosi, «ma si sta ripetendo quello che è successo in primavera. Quando arriva la svendita sui mercati azionari i partecipanti vendono tutti i loro beni. «La forza del dollaro è un’ulteriore fonte di debolezza», aggiunge. Dopo un lungo periodo di debolezza, infatti, il dollaro ha improvvisamente rialzato la testa. E il tasso di cambio contro euro è passato da circa 1,20 del primo settembre scorso all’1,169 di mercoledì 23 settembre, un rialzo di oltre il 2% in poche settimane. Non a caso il rialzo del dollaro ha coinciso con lo scivolone delle quotazioni dell’oro. Su cui tuttavia incide anche il «sentiment» generale del mercato, come abbiamo visto.

Domanda di oro fisico

C’è infine l’influenza della domanda di oro fisico che vuole la sua parte. Per quanto riguarda la Cina, il primo Paese al mondo per il consumo dell’oro, i prezzi sono inferiori a quelli di Londra. Si tratta di un dato che riflette un eccesso di offerta rispetto alla domanda a partire dallo scorso marzo. Una situazione di squilibrio che pesa sull’evoluzione delle quotazioni di lungo periodo del metallo.

Le previsioni

Che cosa ci si può aspettare a questo punto? Visto il perdurante basso livello dei tassi di interesse, uno scenario che si protrarrà per i prossimi anni, è difficile pensare a un’inversione di tendenza dei prezzi dell’oro. In questo momento tuttavia appaiono stonate le previsioni rialziste di appena qualche settimana fa quando alcune case di investimenti erano arrivate a pronosticare un prezzo obiettivo del metallo a quota 3.400 dollari nei prossimi anni. A rigore, secondo gli analisti, è più probabile immaginare una oscillazione nel range 1.800-2000 dollari. Ma l’oro è imprevedibile e balzi improvvisi non si possono escludere. Tanto più a ridosso di elezioni presidenziali statunitensi il cui esito è molto incerto e soggetto a colpi di scena che possono far crescere la paura, e quindi il prezzo dell’oro.

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