ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùbanche

Intesa e Bper, quando il nucleo stabile di azionisti (con regista) è meglio delle public company

La crescita dimensionale delle due banche è avvenuta anche grazie al sostegno dei soci forti (Fondazioni e Unipol). Attese le contromosse delle public company UniCredit e BancoBpm. Ma nella recente storia bancaria i nuclei stabili di azionisti hanno funzionato solo quando c’era un «primum inter pares»

di Alessandro Graziani

Palazzo Mezzanotte, sede di Borsa Italiana

3' di lettura

Le uniche banche a realizzare in Italia progetti di crescita dimensionale nel 2020 sono per ora Intesa Sanpaolo e Bper che, insieme, stanno completando il break up di Ubi Banca, ormai ex quarto gruppo bancario del Paese.
Intesa Sanpaolo e Bper hanno origini e storie diverse, ma hanno una caratteristica comune che le differenzia dai (pochi, ormai) competitor sul mercato italiano: un nucleo stabile di azionisti che supporta le strategie di crescita del management e che se e quando serve serve è pronto a farsi carico, come nel caso attuale di Bper, della ricapitalizzazione pro-quota della banca per finanziarne la crescita.

Intesa Sanpaolo non ha avuto bisogno di chiedere capitali per condurre in porto con successo l'Opas su Ubi Banca. Ma è certo, e lo ha ammesso lo stesso ceo Carlo Messina, che il management si è sentito più forte sapendo di poter contare sul supporto e sulla condivisione della strategia che, nel caso di Intesa, è arrivato da parte del blocco delle Fondazioni cui fa capo circa il 15% della banca.

Loading...

Analogamente i vertici di Bper hanno avuto pieno sostegno dal variegato ma coeso pool di grandi soci capitanato da Unipol (20%), Fondazioni (a partire da quella di Sardegna che da sola ha il 10%) e imprenditori emiliani. È il segnale che per le banche è preferibile un assetto azionario basato su un nucleo stabile di azionisti rispetto a quello anglosassone della public company?

Il tema non è nuovo nel lungo dibattito sulla governance societaria. Se ne parlò diffusamente ai tempi delle privatizzazioni di metà anni ‘90 che, limitando il campo d'osservazione al campo bancario, portarono alla creazione di nuclei stabili di azionisti in Comit e Credit.

Funzionò relativamente bene al Credito Italiano, dove anche grazie ai soci fu costruito UniCredit. Meno alla Comit, dove le divisioni tra azionisti portarono ad avere un nucleo “instabile” che alla fine capitolò lasciando finire la Commerciale nell'orbita della grande Intesa.

Non ebbero miglior fortuna nel dare stabilità e spinta alla crescita della banca neanche i due nuclei stabili di azionisti di Bnl e di Banca AntonVeneta, poi confluite rispettivamente in Bnp Paribas e in Mps.

D'altra parte neanche il modello public company ha avuto grandi fortune in banca. Anni fa c'era chi sosteneva che le banche popolari quotate fossero la versione italiana delle public company anglosassoni poiché il capitale era interamente diffuso tra piccoli soci. Non era proprio così, a partire dall'assenza di contendibilità che invece una public company dovrebbe avere.

In ogni caso la riforma Renzi ha obbligato tutte le popolari quotate a trasformarsi in S.p.A e da lì in poi, in alcuni casi si sono formati nuclei stabili di azionisti vecchi e nuovi (Bper, Ubi, CreVal) mentre in altri (BancoBpm) nessuno ha riempito il vuoto e si è creata una public company che ha un assetto azionario simile a quello di UniCredit, dove le Fondazioni sono state iperdiluite dai ripetuti aumenti di capitale necessari alla banca per superare la crisi.

Se il dibattito su quale sia in astratto il modello societario migliore tra public company e nucleo stabile di soci “pazienti” è destinato a proseguire, si può dire che finora in Italia ha funzionato meglio il modello del nucleo stabile col “regista”. Se in Bper l'assetto funziona è perché Unipol agisce da “caposocio”, così come in Intesa Sanpaolo le Fondazioni per decenni hanno sempre trovato una sintesi grazie alla riconosciuta leadership dell'ex presidente di Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti. E al Credem, il nucleo “stabilissimo” funziona perché la famiglia Maramotti condivide la leadership societaria con gli altri imprenditori emiliani riuniti in CredemHolding.

Si dirà: anche Ubi aveva un nucleo stabile di azionisti. Il problema è che quando il “regista” si è ritirato, il nucleo è diventato instabile.

Riproduzione riservata ©
Loading...

Brand connect

Loading...

Newsletter

Notizie e approfondimenti sugli avvenimenti politici, economici e finanziari.

Iscriviti