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UniCredit, il ticket Padoan-Mustier al test dei dossier Mps e subholding

Con la nomina dell'ex ministro alla presidenza, più probabile la conferma del ceo. In caso di via libera alla scissione con Ipo in Borsa degli asset esteri, la holding italiana si candida ad aggregare il Monte Paschi.

di Alessandro Graziani

(REUTERS)

2' di lettura

Con la designazione alla presidenza di UniCredit dell’ex ministro dell’Economia Piercarlo Padoan, la banca scioglie il primo dei quattro nodi strategici che era ed è chiamata ad affrontare entro la primavera del 2021. Il secondo nodo decisivo da sciogliere, in modo non indipendente dal primo, è la scelta dell’amministratore delegato che guiderà la banca nel triennio 2021-2023.

Pochi ora dubitano che sarà ancora Jean Pierre Mustier a farlo, tanto che nel suo ristretto entourage ieri sera trapelava grande soddisfazione per la scelta di Padoan. Sia per l’alto profilo del personaggio, sia per la sua maggiore complementarietà rispetto alle sovrapposizioni di ruolo che avrebbe potuto comportare la scelta di un presidente-banchiere. Naturalmente l’iter di selezione del nuovo board e del ceo è ancora lungo, e non si può escludere che qualcuno torni a chiedere la reintroduzione della figura di un direttore generale, ma da ieri la strada per la riconferma di Mustier al vertice di UniCredit appare meno affollata di ostacoli.

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Sul versante strategico, però, restano da sciogliere altri due nodi. Opzionali, poiché non dipendono da scadenze prefissate, ma necessari per fare chiarezza con gli azionisti e gli investitori sulla direzione che UniCredit intenderà prendere nel nuovo contesto competitivo che si va delineando nel settore bancario italiano ed europeo.

Una scelta da fare è quella relativa al progetto di scissione delle attività estere in una subholding, in cui potrebbero confluire anche gran parte delle attività della divisione Cib. Ieri l’ipotesi rivelata dal Sole 24 Ore di una quotazione a Francoforte del 49-50% della subholding è stata commentata dagli analisti come il segnale di una possibile accelerazione verso aggregazioni paneuropee da realizzarsi senza coinvolgere la holding che controlla le attività italiane. In caso di scissione e Ipo, la holding italiana incasserebbe risorse che la capitalizzerebbero mettendola in condizioni di crescere dimensionalmente in Italia aggregando Mps, che lo Stato deve riprivatizzare.

Padoan è appena stato cooptato nel cda di UniCredit ed è presto per dire che visione avrà sui due dossier di cui il board uscente ha più volte discusso. È certo che l’ex ministro è uno dei maggiori conoscitori del caso Mps, avendone curato prima il tentativo di salvataggio privato e poi la nazionalizzazione. Ora potrebbe trovarsi a gestirne la privatizzazione dal lato del compratore.

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