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Caccia ai rendimenti 2021, occhio ai titoli bancari

Banca Generali guida la pattuglia dei super dividendi degli istituti

Finanza
Caccia ai rendimenti 2021, occhio ai titoli bancari
(Teleborsa) - Avvisate gli investitori, che si allaccino le cinture e si preparino a cavalcare il rimbalzo dei listini. Con un 2020 che è stato atipico per molte società quotate in fase di archiviazione, i fondi e le grandi società di investimento stanno cercando di prendere posizione per il prossimo anno. Da dove si parte? Lo hanno mostrato le reazioni delle borse di tutto il mondo agli annunci di colossi del pharma come Pfizer, Biontech o Moderna, che hanno aggiornato sull'efficacia dei vaccini contro il Covid in fase III. Le azioni legate a settori che sono stati sottovalutati per quasi tutto l'anno hanno ripreso vigore: automotive, petroliferi, beni di consumo e anche titoli finanziari.

Il contesto

I gestori hanno annusato l'aria del cambiamento e iniziato ad aggiornare i portafogli, anche perché c'è il rischio di rimanere indietro, con basket azionari stracolmi di titoli legati alla tecnologia (dimostratasi settore resiliente durante la crisi). In una recente analisi Goldman Sachs ha spiegato di aspettarsi un forte rimbalzo dell'utile per azione dell'Eurostoxx 600, nell'ordine del 50% nel 2021 e del 12% nel 2022 man mano che i lockdown finiranno. A questo va aggiunto il sostegno della BCE, il costo del denaro previsto negativo almeno fino al 2025 e il possibile utilizzo del Recovery Fund.

Certo, non è detto che i comparti che hanno perso di più siano quelli che recupereranno meglio degli altri. Molti analisti sostengono ad esempio che i titoli energetici stiano subendo un trend strutturale negativo e faranno fatica a recuperare terreno rispetto alle valutazioni pre-Covid. Più interessante il settore finanziario, rimasto schiacciato dalle paure legate alla crisi e ai fallimenti delle aziende (connesse anche alla mole di NPL sul mercato) e che invece ora sta pian piano tornando sugli scudi. Il primo motivo d'appeal è quello citato, legato al recupero delle quotazioni in borsa. L'indice Ftse Italia Banche ad esempio è passato dai 5.752 punti del 29 ottobre ai 7.475 del 18 novembre guadagnando quasi il 30% in una manciata di sedute. Un trend di cui potranno ovviamente beneficiare tutte le azioni del settore.

C'è poi un secondo motivo e più importante motivo per cui i titoli bancari potrebbero essere sempre più allettanti e riguarda i dividendi. Il tema è complesso, perché da una parte ci sono le pressioni dei grandi istituti di credito (anche europei, non solo italiani) che forti di situazioni patrimoniali ormai risanate chiedono a gran voce il permesso di distribuire cedole agli azionisti, dall'altra restano i rischi legati a ulteriori posticipi o comunque a possibili riduzioni dei pagamenti dei dividendi. Di fatto però, al di là della tempistica con cui le autorità permetteranno le distribuzioni, c'è un tesoro nascosto nei bilanci degli istituti di credito pronto a far contenti gli investitori che avranno preso posizione.

Certo, in un altro report di fine novembre, Ubs ha evidenziato come in un contesto di proroga dei limiti imposti sui dividendi ipotizzare che i regolatori possano adottare un approccio "banca per banca" sembra poco probabile e l'eventuale applicazione di un limite ai payout di tipo generale e indiscriminato finirebbe con l'essere punitivo per alcune società.


Banca Generali e la scelta sui dividendi

Chi su ritorni e rendimenti ha costruito parte della sua credibilità nei confronti degli investitori è Banca Generali. L'istituto dall'inizio della pandemia a Piazza Affari ha perso meno terreno rispetto agli altri player del settore bancario con un calo, ad oggi, del solo 4% da inizio anno e ha visto crescere ricavi, utili e masse in occasione degli ultimi conti trimestrali incassando una serie di giudizi positivi degli analisti. In particolare, fa gola la generosa politica dei dividendi per il 2021. L'Ad Gian Maria Mossa ha infatti confermato l'intenzione di erogare sia l'intero dividendo 2019 (per l'appunto congelato dalle raccomandazioni di BCE e Bankitalia) sia quello minimo legato all'esercizio 2020 per un totale che a volumi attuali implicherebbe un dividend yield dell'11%.

Se guardiamo al total return per gli azionisti negli ultimi 10 anni (secondo i dati di Bloomberg), Banca Generali è il primo gruppo finanziario in classifica posizionato al settimo posto, con un valore del 372,8% e viene prima di Azimut, Banca Mediolanum, Mediobanca, Intesa Sanpaolo, Generali, Unipol, Bper, Unicredit e Banco Bpm. Un settimo posto che non cambia nemmeno tenendo conto delle società che 10 anni fa non erano quotate (come Ferrari) che pure sono state generose in termini di dividendi e le cui performance borsistiche sono state positive.

Le altre banche italiane

E le altre banche, invece, come si stanno muovendo? Per quanto riguarda la prima banca italiana, ossia Intesa Sanpaolo, le stime al netto di ulteriori imposizioni delle authority prevedono un dividend yield interessante del 7%, stime che non includono il pagamento del 2019. "Se questo scenario svanisse, gli investitori potrebbero essere tentati di esplorare l'apparentemente valutazione più economica di Unicredit rispetto alla sicurezza dei rendimenti da dividendi di Intesa", spiegano gli analisti di Ubs.

Il titolo di Intesa Sanpaolo, che pure ha recuperato negli ultimi 6 mesi, dall'inizio dell'anno ha perso il 27% dall'inizio della pandemia. In generale, tutti i grandi gruppi finanziari hanno vissuto un anno da dimenticare, con performance che dal Covid sono andate dal -24% di Banco Bpm, al -27% di Azimut fino al -52,5% di Bper.

Unicredit, la seconda banca del Paese, ha fatto anche peggio, lasciando sul terreno il 36%, e proprio per questo gli analisti di Exane Bnp Paribas si aspettano che l'istituto proceda con un buyback del titolo, mossa che unita alla possibile distribuzione di 8,5 miliardi di euro agli azionisti porterebbe il ritorno per gli azionisti a livelli accettabili.
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