Deutsche Bank scarica Trump e si prepara ad acquisizioni


La “grande malata d’Europa” è tornata finalmente ad avere un bilancio positivo. Il Ceo Sewing: “Saremo protagonisti nel consolidamento del settore”. Negli ultimi 12 mesi il titolo è salito del 27%, mentre l’indice delle banche europee è sceso del 19%. Dopo l’assalto al Campidoglio niente più rapporti d’affari con l’ex presidente Usa.


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Arrivano i risultati del piano del Ceo Christian Sewing

Per Christian Sewing, il giovane manager (50 anni) che dall’aprile 2018 guida come Ceo Deutsche Bank, è finalmente arrivato il momento di alzare la testa e guardare un orizzonte un po’ più ampio rispetto ai conti che descrivono la dura battaglia della gestione quotidiana. Quella che quattro anni fa era stata definita “la grande malata d’Europa” è finalmente una banca profittevole in tutte le sue attività, anche se ogni tanto compaiono ancora qua e là strascichi di un passato segnato da attività irregolari, e per questo sanzionate con salatissime multe dalle autorità di vigilanza.

In un’intervista rilasciata all’inizio di gennaio al settimanale Welt am Sonntag Sewing ha detto che la prima banca tedesca ha finalmente recuperato una forza finanziaria che le permetterà di giocare da protagonista nella prossima stagione di consolidamento del settore bancario europeo.

Dopo un 2019 in cui tutti i trimestri si erano chiusi in perdita, l’anno scorso Deutsche Bank è tornata a guadagnare, grazie a anche a una drastica azione di riduzione dei costi. Nell’intervista Sewing ha sottolineato i frutti del suo piano di ristrutturazione e rilancio che ha per obiettivo il 2022, dicendo che l’andamento degli utili e dei costi nel 2020 è stato assolutamente in linea con le indicazioni del piano. “Ogni trimestre in cui centriamo i risultati diventiamo più forti”, ha affermato.

Nel 2019, un anno dopo avere preso le redini della banca, Sewing si lanciò in una trattativa per una fusione con la concorrente Commerzbank, che all’epoca era anche lei messa piuttosto male, ma il negoziato, partito più per la spinta del governo che dei banchieri, fallì dopo pochi mesi.

Avviato il recupero di Borsa. Il confronto con le altre banche

Oggi, con i conti finalmente in utile, Deutsche Bank paga ancora lo scotto del travagliato periodo 2015-2018 in termini di capitalizzazione di Borsa. Pur essendo la quarta banca europea per asset, si colloca oltre la decima posizione per valore di mercato con una market cap di 18 miliardi di euro, ben inferiore alle francesi BnpParibas (52 miliardi) e Credit Agricole (28 miliardi), inferiore alla spagnola Santander (42 miliardi), alla nostra Intesa Sanpaolo (36 miliardi) e poco distante da Unicredit (17 miliardi).

Quello che fa la differenza è che mentre il resto del settore ha avuto un 2020 molto travagliato in Borsa, il titolo Deutsche Bank ha messo a segno negli ultimi 12 mesi un rialzo del 27%. Nello stesso periodo l’indice europeo Stoxx del settore bancario è sceso del 19%.

Utili e costi del 2020 in linea con le indicazioni

Gli ultimi risultati annunciati, quelli del terzo trimestre 2020, sono stati migliori del previsto a livello di utile, mentre il management ha centrato tutti gli obiettivi del piano per quanto concerne l’aumento dei ricavi, la solidità di bilancio (capitale e liquidità), il taglio dei costi e la riduzione dei rischi.

E’ vero che una parte importante dell’utile è stata realizzata con l’attività di trading che ha saputo ben operare in uno scenario di altissima volatilità causata dalla pandemia. Questi profitti, hanno osservato molti analisti, potrebbero non essere replicati nei mesi a venire. Sewing ha risposto dicendo che “una parte rilevante della crescita dei nostri ricavi è sostenibile, il nostro modello di business focalizzato sta dando i suoi frutti”.

Nei primi nove mesi dell'anno i profitti di Deutsche bank hanno raggiunto i 435 milioni di euro (846 milioni al lordo delle tasse) in netto miglioramento rispetto alla perdita allo stesso periodo del 2019. I ricavi netti del gruppo sono cresciuti del 13% a quota 5,9 miliardi nel terzo trimestre. Nel dettaglio, le attività della “core bank” sono in crescita del 9% su base annua a 6 miliardi di euro. I costi sono calati per l’undicesimo trimestre consecutivo e sono in linea con l’obiettivo 2020 di raggiungere quota 19,5 miliardi.

Appuntamento al 4 febbraio per i risultati del 2020

Per quanto riguarda la solidità patrimoniale, l’indicatore CET1 al 30 settembre scorso era al 13,3%, invariato rispetto al trimestre precedente. Il capitale prudenziale supera i requisiti patrimoniali richiesti dalle autorità di vigilanza di 285 punti base.

Adesso l’attenzione si sposta all’appuntamento del 4 febbraio, quando Sewing annuncerà i risultati dell’intero esercizio 2020: il consensus degli analisti si attende ricavi complessivi in crescita a 24 miliardi di euro, dai 23,1 miliardi del 2019, e un piccolo utile di 84 milioni che si confronta con la mega perdita di 5,2 miliardi registrata l’anno precedente. Per quanto riguarda il futuro, Sewing ha recentemente ricordato che l’obiettivo del suo piano è arrivare nel 2022 con Deutsche Bank che realizza ricavi pari a 24,5 miliardi di euro con una redditività pari all’8% del tangible equity.

Deutsche Bank è il primo finanziatore del gruppo di Trump

Negli anni scorsi Deutsche Bank ha pagato in America multe da miliardi di dollari per non avere vigilato adeguatamente su un’attività di riciclaggio che coinvolgeva la sua filiale in Russia, per avere venduto ai clienti prodotti finanziari tossici e per avere speculato illegalmente sulla costruzione dei benchmark per i tassi di interesse.

Fra le accuse cui è stata sottoposta la filiale americana c’è anche quella recentemente avanzata dal procuratore di New York di avere aiutato Donald Trump a fornire dichiarazioni fiscali non veritiere. La reazione della banca sarebbe piuttosto netta: secondo il New York Times, Deutsche Bank non avrà più in futuro rapporti d’affari con l’ex presidente degli Stati Uniti o con le sue aziende, decisione presa dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio scorso. Deutsche Bank è l’istituto finanziario più importante per Trump, con circa 340 milioni di dollari di prestiti in essere alla Trump Organization, il gruppo del tycoon gestito al momento dai suoi due figli. Un portavoce di Deutsche Bank non ha commentato.

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