Sale in zucca

Mps, ecco perché è il momento di voltare pagina

Una crisi che serve a dimostrare quanto la politica continui ad esercitare una certa ingerenza sul mondo finanziario

di Giancarlo Mazzuca

(ANSA)

2' di lettura

E' una telenovela continua, quasi infinita. La “Via Crucis” del Monte dei Paschi dura da tanto tempo, troppo anche se il suo “pedigree” presenta tante stagioni luminose, a cominciare dalla sua fondazione che avvenne nel 1472, addirittura vent'anni prima che Cristoforo Colombo scoprisse l'America. Da quando parliamo di calvario di Mps sul quale si è abbattuto anche la tegola dell'inchiesta dei pm di Milano? Una crisi che serve a dimostrare quanto la politica continui ad esercitare una certa ingerenza sul mondo finanziario anche se adesso il ministro dell'Economia Daniele Franco è deciso a voltare pagina con la vendita a Unicredit della banca che gestisce 80 miliardi di euro, con 4 milioni di clienti.

Da anni il Monte è ritenuto feudo della politica

Da anni il Monte è stato, in effetti, ritenuto - a torto o a ragione - un feudo della politica e tale condizione ha sempre fatto aggio su tutto il resto: basti pensare che lo Stato, negli ultimi sette anni, ha immesso altrettanti (ed oltre) miliardi di euro nel pozzo di San Patrizio senese.

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Davvero tanti soldi, ma ai soliti noti sembra andar bene così nonostante il fucile puntato della Ue: ecco perché diversi politici prendono ora tempo sull'ultima offerta di Unicredit disposto a rilevare l'istituto a condizione, ovviamente, che prima si proceda ad una drastica cura dimagrante. Una strada obbligata e condivisibile, finanziariamente parlando, per far ritrovare a Mps l'antica redditività: vallo a spiegare a certi inquilini del Palazzo: tutti ricordiamo il famoso «Abbiamo una banca?», il quesito posto da Piero Fassino all'allora presidente dell'Unipol, Giovanni Consorte, che cercava di acquisire la Banca Nazionale del Lavoro.

È giunto il momento di voltare pagina

La logica di certi comportamenti non cambia mai perché, secondo il Palazzo & C., è sempre meglio avere un istituto di credito amico, costi quello che costi. Se tale logica trova seguito in tanti settori economici (è il caso dell'Ilva e di Alitalia), ancor più vale per un istituto di credito di grandi tradizioni. Ecco perché è giunto il momento di voltar pagina: oggi non c'è più spazio per i vecchi carrozzoni di Stato tenuti artificialmente in vita. Già diversi anni fa era stato più volte sottolineato come l'eccessivo intervento pubblico nel capitale Mps si fosse dimostrato una sconfitta per l'intero sistema-Italia. Da allora nulla sembra cambiato tranne un fatto: adesso sono scaduti anche i tempi supplementari.

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