Scoppia la pace tra TIM e Vodafone: archiviate cause per oltre 2 miliardi


Le due società telefoniche hanno siglato un accordo per la chiusura delle cause legali in piedi con TIM che verserà 150 milioni a Vodafone.


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La fine dei conflitti legali

Arriva la pace tra due dei principali operatori telefonici in Italia. TIM e Vodafone sarebbero arrivate ad un accordo (global settlement) che metterebbe fine a cause incrociate per oltre 2 miliardi, secondo quanto scrive La Stampa. Il quotidiano spiega che l'intesa mette fine alle cause in piedi fino al 28 maggio, data di firma dell'accordo, oltre a tutte le controversie commerciali fino all'agosto 2020.

Secondo indiscrezioni rilanciate dal quotidiano torinese, l'intesa prevede il pagamento di 150 milioni di euro da parte di TIM, quali compensazioni delle richieste reciproche. La cifra sarebbe confermata dai circa 148 milioni di euro nell'equity free cash flow comunicati all'interno dei risultati del primo semestre 2021, a fronte di accantonamenti effettuati negli esercizi precedenti.

La causa Teletu

Tra le varie cause pendenti risolte dal raggiungimento dell'accordo risulterebbe quella tra TIM e Teletu, marchio di Vodafone Italia. L'ex monopolista aveva chiesto nel 2012 a Vodafone 93 milioni di euro di risarcimento per aver trattenuto indebitamente i clienti. Come risposta, Vodafone aveva risposto a distanza di un anno con un provvedimenti dell'Agcm (A428) con la richiesta del pagamento di danni per quasi un miliardo per “boicottaggio tecnico con il rifiuto delle attivazioni delle linee richieste per i clienti di Teletu”, racconta La Stampa.

Altre cause legali

All'interno dell'accordo TIM-Vodafone sono state risolte cause legate alle violazioni di normative Antitrust relative a mercati all'ingrosso di accesso.

Inoltre, nell'intesa rientra anche la causa da 100 milioni di euro legata al “Progetto Cassiopea” di TIM promossa da Vodafone a seguito del provvedimento Agcm che aveva portato ad una sanzione per TIM del totale di 116 milioni di euro.

Il motivo alla base della mossa di Vodafone vedeva i ritardi cagionati da TIM quale causa di rallentamento dell'acquisizione di nuovi clienti nelle aree bianche derivati dalla pratiche vincolanti attuate dal gruppo guidato da Gubitosi. “AGCM ha deliberato la sussistenza di un abuso di posizione dominante di TIM, accertando che TIM ha posto in essere una strategia anticoncorrenziale preordinata a ostacolare lo sviluppo in senso concorrenziale degli investimenti in infrastrutture di rete a banda ultra-larga”, si leggeva nella notifica datata 6 marzo 2020.

In quell'occasione, TIM aveva pagato la multa all'Antitrust nel maggio scorso, ma aveva annunciato il ricorso al Tar del Lazio.

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