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Gas record, ora si riaccendono anche le centrali a petrolio

Non sono le rinnovabili a beneficiare dei rincari stratosferici del gas, ma combustibili fossili molto più dannosi per l’ambiente: il carbone in primis e adesso anche greggio e derivati

di Sissi Bellomo

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3' di lettura

Il gas è ormai così caro che per generare elettricità non solo si preferisce sempre più spesso il carbone, ma si torna a bruciare persino il petrolio: uno sviluppo inquietante nell’era della transizione energetica e dell’auspicato tramonto dei combustibili fossili.

La scelta di ricorrere al gasolio e persino al greggio per alimentare le centrali per ora sta prendendo piede in Asia, in un periodo in cui procurarsi Gnl è diventato molto difficile oltre che costosissimo. Ma di fronte allo shock energetico che stiamo vivendo nemmeno l’Europa del Green Deal – avviata ad espellere il gas e il nucleare dalla tassonomia verde – riesce a farcela affidandosi soltanto a soluzioni “pulite”.

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Le rinnovabili hanno ancora una penetrazione troppo bassa, oltre ad essere di natura intermittente: sul Vecchio continente in questo periodo soffia pochissimo vento. Così, con il gas che continua a macinare record (mercoledì 15 ha superato 79 euro per Megawattora), il carbone è già tornato in auge, in quanto più conveniente anche una volta tenuto conto del costo dei diritti per la a CO2, che pure è da primato. E non è escluso che il prossimo inverno – in caso di emergenze purtroppo non improbabili dato il basso livello delle scorte – anche nella Ue venga riaccesa qualche vecchia centrale a olio.

A livello globale il passaggio dal gas al petrolio nella generazione elettrica comincia ad essere un fenomeno evidente, che secondo l’Agenzia internazionale dell’energia (Aie) comporterà consumi di greggio extra di 150-200mila barili al giorno fra il terzo trimestre di quest’anno e l’inizio del 2022.

«Come risultato dei rincari di gas e Gnl – si legge nell’ultimo rapporto mensile dell’Agenzia – è probabile che molti Paesi utilizzeranno più olio combustibile (o più greggio) nel settore elettrico». Lo “switch”, osserva l’Aie, si sta già verificando in «diversi Paesi del Medio Oriente, oltre che in Indonesia, Pakistan e Bangladesh tra gli altri».

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Islamabad in particolare, riferisce S&P Global Platts, ha già accelerato le importazioni di olio combustibile, con un balzo del 63% ad agosto su base annua a 510mila tonnellate, mentre sta respingendo carichi di Gnl.

Platts Analytics stima consumi di petrolio extra per 250-300mila barili al giorno a livello globale tra ottobre e marzo. Ma il fenomeno potrebbe diventare ancora più vistoso.

Secondo Bank of America, almeno a livello teorico, la conversione da gas a petrolio è possibile su ampia scala:  tra Europa e Asia nel settore elettrico è disponibile una capacità stimata di 1,8 milioni di barili al giorno, scrive la banca. Anche alcuni impianti petrolchimici potrebbero cambiare feedstock, se la disparità di prezzo tra i due combustibili continuasse a lungo. E uno switch anche parziale, se l’inverno sarà molto freddo, potrebbe gonfiare la domanda petrolifera al punto da spingere il prezzo del barile oltre 100 dollari, avverte BofA.

Oggi come oggi è il valore del gas a superare 100 dollari al barile, contro i circa 75 dollari del Brent. E le distanze continuano ad allungarsi. Sui principali hub europei solo nella giornata di mercoledì 15 c’è stato un nuovo balzo del 20% che al TTF ha portato il prezzo spot del gas a superare 79 euro per Megawattora.

I flussi dalla Russia sono un po’ risaliti, dopo oltre un mese di difficoltà sulla linea Yamal-Europe. Ma quelli dalla Norvegia restano molto bassi. E la tempesta tropicale Nicholas ora riduce le forniture di gas liquefatto dagli Usa: il terminal texano Freeport Lng è completamente fermo.

Nel Vecchio continente si è intanto verificato un nuovo imprevisto, che accentua l’allarme per la tenuta del sistema energia: un incendio che ha messo fuori uso per almeno un mese un importante cavo di interconnessione tra Francia e Gran Bretagna. L’elettricità sul mercato all’ingrosso ha toccato punte superiori a 200 €/MWh.

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