Economia

Gas, fertilizzanti e cibo alle stelle: la spirale dell’inflazione alimentare globale

Oramai siamo a 17 mesi sugli ultimi 18 di rialzi sostenuti ed il trend appare in crescente peggioramento

di Marcello Minenna

Gentiloni: "I venti contrari alla ripresa si stanno rafforzando"

6' di lettura

La crescita dei prezzi dei beni alimentari di base sta diventando inarrestabile. Oramai siamo a 17 mesi sugli ultimi 18 di rialzi sostenuti ed il trend appare in crescente peggioramento. L'indice benchmark della Food and Agriculture Organization (FAO, Food Price Index FPI) che tiene traccia dei prezzi sui principali mercati mondiali ha registrato un +40% da maggio 2020 (si veda infografica sottostante). Se fino a qualche mese fa si poteva ritenere il rialzo transitorio e legato alla progressiva ripresa dell'economia mondiale, adesso sta diventando centrale il legame tra crisi energetica sul mercato del gas ed inflazione alimentare.
A fine ottobre 2021 l'indice FPI ha raggiunto i picchi elevatissimi che hanno caratterizzato le gravi crisi alimentari del passato (2007-2008 e 2012-2014). La spinta è stata limitata in una prima fase ai prezzi degli oli vegetali (tra cui l'olio di palma) e dei cereali, ma ora ha coinvolto zucchero, carne e prodotti caseari. Fortunatamente il prezzo del riso, che è una delle fonti primarie di calorie nei Paesi in via di sviluppo, non sta subendo (per ora) pressioni al rialzo.

FOOD PRICE INDEX (FPI)/1
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La crisi alimentare è oramai conclamata in tutti i Paesi poveri importatori netti, soprattutto quelli dipendenti dal turismo internazionale, che continua ad essere bloccato dalla pandemia. La “bolletta alimentare” globale data dai costi delle importazioni – inclusi i costi di trasporto via mare elevatissimi – nel 2021 è destinata a toccare un valore record superiore ai 1.800 miliardi di $, in crescita di quasi il 20% dal 2020

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Un boom dei prezzi sempre più generalizzato

Dopo una violenta caduta dei prezzi a causa dei grandi lockdowns generalizzati delle economie avanzate della primavera 2020, con la riapertura graduale delle principali economie mondiali il trend discendente si è rapidamente invertito per quasi tutte le principali commodities (si veda infografica sottostante). Già ad ottobre 2020 il calo dei prezzi dovuto alla crisi pandemica era stato riassorbito. La carne (barre verdi) ha rappresentato un'eccezione rispetto al trend generale poiché ha sofferto maggiormente la riduzione del potere d'acquisto subìta da vaste fasce di consumatori a causa della profonda recessione economica e della disoccupazione crescente.Successivamente, il rialzo dei prezzi ha preso forza negli ultimi mesi del 2020 estendendosi dagli oli vegetali ad altre fasce di prodotti alimentari più importanti per il consumo umano, come i cereali (barre gialle) e lo zucchero (barre arancioni). Durante il 2021, alla rapidità di incremento si è associata una persistenza allarmante che ha preso in contropiede i governi mondiali che si aspettavano un rientro graduale del fenomeno entro il 2022.

FOOD PRICE INDEX (FPI)/2
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Il caso dei mercati dei cereali

A destare particolare preoccupazione è l'andamento dei prezzi dei prodotti cerealicoli (infografica sottostante) destinati all'alimentazione umana. Secondo la FAO mediamente nel mondo circa 1.250 calorie giornaliere vengono ricavate dal consumo di cereali su 2.900 totali (il 43%). Nei Paesi in via di sviluppo questo dato è sensibilmente più alto, arrivando a sfiorare il 56%. I 2/3 delle calorie vengono fornite da soltanto due tipologie di cereali, il riso ed il grano. Segue con un forte distacco il mais, da cui si ricava solo il 12% delle calorie, nonostante la produzione in milioni di tonnellate metriche sia in assoluto la più elevata e doppia rispetto a quella di riso. È evidente dunque che gran parte di questa produzione sia destinata al consumo animale piuttosto che umano.

PREZZO DEI CEREALI
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Nel 2007-2008, la più grave siccità del XXI secolo ed i discutibili sussidi governativi a vantaggio dei c.d. biofuels sintetizzati dal mais, fecero balzare i prezzi di tuti i cereali a livelli record (si veda la prima infografica all’interno di questo articolo), innescando rivolte alimentari in numerosi paesi africani. Successivamente, nel 2010, il divieto di esportazione di grano da parte della Russia portò al più grave evento mai registrato di food inflation che funse da innesco ai sommovimenti sociali in Medio Oriente precedenti la “Primavera Araba”.Se guardiamo a queste precedenti crisi alimentari corrispondenti ai picchi dell'indice FPI, si nota (si veda la terza infografica di questo articolo) come siano caratterizzate da tassi di incremento eccezionalmente alti dei prezzi dei cereali di base. In particolare, una crisi globale appare quasi certa se il prezzo del riso (barre rosse) e quello del grano (barre blu) crescono all'unisono. Per ragioni climatiche e di diversificazione geografica questo accade di rado ed in genere gli andamenti della produzione e dei prezzi di riso e grano appaiono disaccoppiati, consentendo alle fasce di popolazione più povere strategie di “compensazione” alimentare.

È realmente una fortuna che nella situazione attuale il prezzo del riso continui ad essere in controtendenza, con un leggero declino negli ultimi mesi a fronte di aumenti rilevanti e crescenti per tutte le altre tipologie di cereali.La produzione globale peraltro continua ad essere in crescita per tutte le tipologie di prodotto e leggermente superiore alla domanda (si veda infografica sottostante), con un surplus annuo che si mantiene largo circa costante intorno agli 800 milioni di tonnellate.

DOMANDA ED OFFERTA GLOBALE DI CEREALI SUI MERCATI INTERNAZIONALI
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Una forte vulnerabilità resta: osservando bene, anche nella gravissima crisi del 2007-2008 in una fase iniziale il prezzo del riso era in controtendenza mentre gli altri cereali sperimentavano una prima serie di forti rialzi. In un secondo momento la crisi si estese anche a questa commodity facendo precipitare i Paesi importatori più esposti in guai molto seri.

Le ragioni dell'aumento dei prezzi ed il contagio dal mercato del gas naturale

Molto si è discusso dei fattori alla base del rialzo persistente dei prezzi delle commodities alimentari. In una prima fase hanno avuto un significativo impatto le campagne di ricostituzione delle scorte da parte delle grandi economie emergenti dopo la fase di lockdowns generalizzati. La Cina, in particolare, ha quadruplicato in 12 mesi le importazioni di mais dagli USA portandole da 7 a 30 milioni di tonnellate ed ha aumentato le richieste per il 2022. Il mais è un alimento critico per il settore dell'allevamento suino, che era stato fortemente colpito dalla peste suina africana. Nel biennio 2020-2021 sono cresciuti anche gli ordini di grano da parte dei principali importatori (Egitto, Indonesia, Turchia).Tuttavia nel corso del 2021 altri fattori sono risultati più determinanti sulle dinamiche del prezzo. Il costo del trasporto merci via mare è salito mediamente del 300% sulle principali rotte transoceaniche mentre il prezzo dei fertilizzanti agricoli più utilizzati nella coltivazione intensiva di cereali ha registrato un aumento del 100% in poco più di 12 mesi. In particolare l'urea (+182%) ed il fosfato di diammonio (+181%) risultano i componenti più interessati da fortissimi rincari.

In genere l'intensità di utilizzo dei fertilizzanti è più elevata nella produzione di grano, mais ed orzo e minore in quella del riso: questo contribuisce a spiegare il perché la tempesta inflattiva non sembri riguardare per ora questo fondamentale cereale.C'è una ragione per quest'aumento improvviso dei prezzi dei fertilizzanti, che erano rimasti bassi e stabili per oltre un decennio: le tensioni in atto sui mercati dell'energia, e soprattutto su quello del gas naturale. Infatti la sintesi dei fertilizzanti agricoli basati sull'ammoniaca è caratterizzata da processi chimici energivori, in cui l'utilizzo del gas naturale la fa da padrone (il c.d. processo Haber-Bosch).

Storicamente le oscillazioni del prezzo del gas naturale (infografica sottostante, linea gialla) provocano degli effetti amplificati sui prezzi dei fertilizzanti (linea blu). A cascata, prezzi dei fertilizzanti più alti si ribaltano con un lag temporale di alcuni mesi sul costo dei cereali (linea rossa).

RELAZIONE TRA PREZZO DI GAS, FERTILIZZANTI E CEREALI
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Purtroppo l'arrivo della stagione fredda nell'emisfero settentrionale sta tenendo alta la tensione sul mercato del gas naturale e di conseguenza anche su quello dei fertilizzanti. Solo pochi giorni fa sulla borsa di Amsterdam sono stati registrati record oltre i 100 € per megawatt/ora per il gas naturale, in previsione di una fisiologica discesa delle temperature nel mese di dicembre ed in un contesto di livelli molto bassi delle riserve.Nel contempo, le grandi industrie produttrici di concime agricolo hanno lanciato l'allarme: in caso di condizioni avverse potrebbero non essere in grado di evadere tutte le richieste nei prossimi mesi. Pertanto i produttori di cereali stanno anticipando gli ordini stagionali di fertilizzanti in previsione dei raccolti 2022, che in genere vengono avviati in primavera, al fine di ridurre al minimo l'incertezza. Questo fenomeno sta aggiungendo benzina sul fuoco, incrementando le pressioni al rialzo dei prezzi dei fertilizzanti nel momento peggiore.Difficile dunque essere ottimisti per l'inverno prossimo: il quadro non è buono ed i prezzi delle commodities alimentari sono destinati a subire gli effetti di questa spirale inflattiva innescata dagli alti costi dell'energia. Mai come oggi le connessioni implicite tra l'agricoltura intensiva ed il consumo di idrocarburi appaiono evidenti, con risvolti critici per il proseguimento della ripresa globale.

Marcello Minenna, Direttore Generale dell'Agenzia delle Accise, Dogane e Monopoli
@MarcelloMinenna
Le opinioni espresse sono strettamente personali


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