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Giù Orpea in Borsa: meno utili, più debito e no cedola dopo lo scandalo delle case di riposo

Il gruppo francese è al centro dello scandalo sui maltrattamenti nelle residenze. L'intervento delle banche per la sicurezza finanziaria

di Giuliana Licini

(ANSA)

3' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor Plus) - Orpea arretra alla Borsa di Parigi, dopo avere annunciato che non verserà dividendo per l'esercizio 2021, chiuso con un netto calo dell’utile e che conta di rifinanziarsi per 3,2 miliardi di euro, per fare fronte agli oneri straordinari del gruppo, al centro di uno scandalo per maltrattamenti nelle case di riposo che gestisce.

Lo scandalo e l'inchiesta pubblica

Da gennaio la società è al centro di una tempesta mediatica, giudiziaria e anche politica dopo la pubblicazione del libro-inchiesta ‘I becchini’ che la accusa di lesinare cibo e cure mediche agli anziani ospiti delle sue case di riposo per aumentare i profitti. Le rivelazioni hanno spinto Orpea a licenziare l'ad Yves Le Masne e a nominare il presidente del consiglio di amministrazione, Philippe Charrier anche alla carica di ceo ad interim. Un’inchiesta amministrativa voluta dallo Stato ha fatto emergere gravi disfunzioni nella gestione dei centri di assistenza del gruppo e ha portato all’apertura di un’inchiesta giudiziaria.

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Niente dividendo e l'accordo con le banche

“In questo contesto straordinario, il consiglio di amministrazione non proporrà alla prossima assemblea annuale degli azionisti il pagamento di un dividendo a titolo dell’esercizio 2021”, ha indicato in un comunicato Orpea che lo scorso anno aveva versato una cedola di 0,90 euro per azione. La società ha contestualmente annunciato che per fare fronte ai costi della crisi interna, degli investimenti già avviati per incrementare il suo portafoglio immobiliare e per le importanti scadenze debitorie ha raggiunto un accordo di principio con le principali banche finanziatrici. “L’intesa risponde al contesto attuale di incertezza che pesa su Orpea, come pure all’impossibilità di accedere ai mercati finanziari e al rallentamento del programma di cessioni di attività previsto inizialmente”, ha spiegato la società. L’accordo di principio rientra nel quadro della procedura amichevole di conciliazione, avviata con un’ordinanza del presidente del Tribunale di Nanterre, del 22 aprile scorso e la sua realizzazione è condizionata alla firma di un protocollo e alla sua omologazione, attesa per metà giugno, che sarà richiesta al Tribunale, precisa Orpea. Il piano prevede la concessione di un prestito sindacato garantito per 1,73 miliardi di euro e l’apertura di un prestito a termine opzionale sindacato per un massimo di 1,5 miliardi di euro. Orpea si è anche impegnata a passare in rassegna le sue attività, per ridurre gradualmente l’indebitamento, che a fine 2021 sfiorava gli 8 miliardi di euro, in aumento di 1,23 miliardi in un anno di riflesso alle iniziative immobiliari e alla crescita esterna del gruppo.

Accantonati 83 mln per rischi dopo ispezioni

A guidare la nuova strategia sarà Laurent Guillot, che prenderà il timone della società il prossimo primo luglio. Gli annunci sono stati fatti contestualmente alla pubblicazione dei risultati del 2021, che hanno visto un calo del 59% dell’utile netto a 65,2 milioni, dopo accantonamenti per 83 milioni per rischi sui bilanci 2017-2021, in seguito alle ispezioni amministrative di cui il gruppo è stato oggetto in Francia e svalutazioni di attività per 48 milioni. Il fatturato del 2021 è invece aumentato del 9,6% a 4,3 miliardi e nel primo trimestre di quest’anno è salito del 9% a 1,12 miliardi. Il gruppo si dice fiducioso sull’evoluzione dei ricavi sull’intero 2022 che dovrebbe beneficiare anche dell’apertura di nuovi siti, ma avverte che la redditività operativa sarà influenzata dall’inflazione, che peserà sui costi dell’energia e del personale in alcuni paesi. Il gruppo , tra le altre cose, si impegna a “ rafforzare il controllo interno”, istituire una “piattaforma di ascolto” e rilanciare il “dialogo sociale” con i dipendenti. Fondato nel 1989, il gruppo Orpea si presenta come “uno dei principali operatori mondiali” nell’assistenza delle persone non autosufficienti, è presente in oltre 20 Paesi e gestisce circa 1.000 siti (case di riposo, cliniche di riabilitazione e per le malattie mentali) con un totale di quasi 90.000 mila letti.

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