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Prysmian corre sul fattore prezzi. «Pronti a valutare nuovo m&a»

In tre mesi utile a 126 milioni, in crescita del 65,8% e anche rispetto al 2019 - Il ceo Battista: «Orgoglioso di General Cable. Dopo questa fase per noi maggiori spazi»

di Matteo Meneghello

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3' di lettura

Prysmian avvia l’anno con passo sostenuto sia sul fronte dei ricavi che della redditività, confermando gli obiettivi di guidance nella parte alta del range comunicato al mercato, con la possibilità di rivederla al rialzo nei prossimi mesi. Il merito è da ascrivere anche alla corsa dei prezzi delle materie prime, che il produttore di cavi riesce a cavalcare, viste le forti richieste del mercato, scaricando gli aumenti a valle. La crescita organica si accompagna alla conferma di investimenti per dotare il gruppo della capacità produttiva necessaria a sostenere lo sviluppo del mercato e a questo proposito ieri Prysmian ha annunciato un nuovo investimento, da 30 milioni, per riconvertire uno stabilimento in Usa. Ma il percorso di sviluppo, conferma il ceo Valerio Battista, potrebbe anche comprendere nuove scelte di m&a, dopo l’avvenuta integrazione di General Cable. Per vedere una nuova operazione di una certa dimensione, però, bisognerà almeno aspettare che si esaurisca l’attuale fase di mercato.

Nei primi 3 mesi Prysmian ha registrato un aumento dell’utile a 126 milioni, in crescita del 65,8% rispetto ai 76 milioni di un anno fa mentre l’Ebitda è aumentato a 285 milioni (da 199). I ricavi sono stati pari a 3,677 miliardi (+11,4%). L’avvio è stato brillante nei mercati energy&infrastructure (+14,7% i ricavi) e nei mercati dell’industrial&nwc (+7,9%). Bene anche il telecom (+7,4%) sulla spinta della crescita a doppia cifra dei cavi ottici in Nord America. Il segmento projects è cresciuto del 31,6%, ma sconta maggiori difficoltà sul piano della redditività. «Questi dati si confrontano con un primo trimestre dell’anno scorso già in larga parte, anche se non del tutto, depurato dal Covid - spiega il ceo Valerio Battista -. Ma questi primi tre mesi sono positivi anche in rapporto al 2019. Non tanto per i volumi, in linea con il dato pre-pandemico, ma per i prezzi e quindi i margini. Anche se stiamo facendo molto per gestire con oculatezza la supply chain, al costo di penalizzare la capacità di generare cassa, visto che abbiamo alzato gli stock di 4 giorni». Tornando all’Ebitda, nel segmento project «il time to market è invece più lungo ed è più difficile vedersi riconoscere gli aumenti di prezzo. Ma aupisco - prosegue Battista - per un recupero nella seconda parte dell’anno, e assicurare 230 milioni di Ebitda da questo segmento, che ha le prospettive di mercato più solide, contribuendo a un obiettivo complessivo che sono fiducioso possa essere rivisto al rialzo nei prossimi mesi». Nel primo trimestre, in particolare, la divisione projects ha acquisito ordini per 1,4 miliardi, mentre la consistenza del portafoglio ordini, considerando solo i progetti per i quali è stata ottenuta la notice to proceed, è di circa 4,2 miliardi.

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In generale, il Gruppo conferma gli investimenti operativi, innalzati da 250 a 350 milioni per i prossimi 3 anni per assecondare il trend dell’interconnessione e delle energie rinnovabili, in crescita sia negli Usa sia in Europa, in cerca di alternative al gas. «Il valore dei progetti assegnati all’anno in questo mercato è passato dai 3 miliardi di tre anni fa agli 8 miliardi dell’anno scorso, e ci sono proiezioni che li fissano in prospettiva a 13 miliardi - spiega Battista -. Per raggiungere questi livelli servono risorse: il nostro obiettivo è mantenere una market share del 30-35%». A questo proposito, il Gruppo si prepara a convertire uno stabilimento in Tennesse dalla produzione di cavi in rame a cavi in fibra ottica; in Italia è stato avviato il piano di espansione di Arco Felice (spesa di 80 milioni), altri investimenti sono stati annunciati nel Massachussets e in Finlandia). I vertici non escludono neppure la crescita per linee esterne. «Sono orgoglioso dell’operazione General Cable - spiega Battista -. i risultati di oggi, la nostra solidità e la nostra dimensione sono dovute anche a quella scelta. Per una nuova operazione ora servono risorse e il nostro debito attuale non è ancora al livello ottimale. Siamo pronti, ma dipende dall’opportunità e dal prezzo, in relazione alla situazione patrimoniale del gruppo. La spinta inflattiva attuale potrebbe però sgonfiarsi presto, già nella seconda parte dell’anno. In prospettiva, una volta esaurita questa fase di mercato, potremo avere maggiori occasioni di m&a, che saremo pronti a cogliere».

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