ServizioContenuto basato su fatti, osservati e verificati dal reporter in modo diretto o riportati da fonti verificate e attendibili.Scopri di piùDalla Ue luce verde con ambiguità

Gas e rubli, Eni apre il doppio conto per pagare Gazprom

Dalla Commissione Ue è arrivato un sostanziale via libera al nuovo sistema di pagamento, sia pure con qualche ambiguità. E il gruppo di San Donato (come gli altri grandi acquirenti di gas russo) si adegua, in via «cautelativa e temporanea»

di Sissi Bellomo

(AFP)

3' di lettura

Sulla questione del gas in rubli il campo non è ancora del tutto sgombro da ambiguità. Ma ormai il dado è tratto. Eni – come gli altri grandi clienti di Gazprom – considera gli ultimi chiarimenti della Commissione europea come un via libera ad utilizzare il nuovo meccanismo di pagamento stabilito da Mosca. Di conseguenza ha sciolto le riserve, comunicando in via ufficiale di aver avviato «in via cautelativa» le procedure per aprire i due conti speciali (di tipo K) presso Gazprombank, in modo da poter saldare il conto delle forniture di aprile: appena in tempo per rispettare il termine di scadenza, fissato «nei prossimi giorni».

La compagnia di San Donato precisa di essersi adeguata alle istruzioni «su base temporanea e senza pregiudizio alcuno dei diritti contrattuali» e di averlo fatto per non incorrere essa stessa in una violazione degli obblighi verso Gazprom Export e perché se dovesse subire un’interruzione delle forniture di gas rischierebbe «l’inadempimento dei propri impegni di vendita con i clienti a valle», a cominciare dagli oltre 10 milioni di utenti, tra famiglie e imprese, serviti da Eni Plenitude (la ex Eni Gas e Luce).

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Tra l’incudine dei contratti e il martello delle sanzioni Eni si muove – comprensibilmente – con estrema prudenza, al punto da anticipare il possibile avvio di un arbitrato internazionale alla Corte di Stoccolma «in assenza di future risposte complete, esaustive e contrattualmente fondate da parte di Gazprom Export».

Sulla legittimità della condotta da seguire restano ancora dei dubbi, anche sotto il profilo morale. Il cedimento europeo sul gas e l’imbarazzante stallo sull’embargo al petrolio russo hanno il sapore della vittoria per il Cremlino: «Impossibile per alcuni Paesi Ue abbandonare il nostro petrolio», ha dichiarato il presidente Vladimir Putin incontrando le compagnie locali, avvertendo la Ue che sanzionare l’energia russa sarebbe un «suicidio economico».

Purtroppo davvero l’Europa non riuscirebbe da un giorno all’altro a fare a meno del gas russo. E la Commissione europea – da cui i clienti di Gazprom da settimane aspettavano delucidazioni sulla condotta da seguire – alla fine si è rassegnata alla realpolitik, dando luce verde ai pagamenti, purché si chiarisca di ritenere assolto ogni obbligo con il versamento del corrispettivo in euro.

Bruxelles ha confermato che non viola sanzioni chi apre conti correnti presso Gazprom, ma ancora una volta (come già nella guidance del 22 aprile) ha “dimenticato” di specificare in quale valuta. Un dettaglio su cui si è invece espresso il portavoce dell’esecutivo Ue Eric Mamer: avere un conto in rubli andrebbe «oltre le indicazioni fornite agli Stati membri su ciò che è permesso fare» nel rispetto delle sanzioni.

La dichiarazione ha subito fatto invertire la rotta al prezzo del gas, che al Ttf ha concluso a 95,5 euro per Megawattora (+2,8%) dopo essere sceso sotto 88 euro, ai minimi da un mese. Ma come dicevano i latini verba volant e scripta manent. E le parole del portavoce non hanno fatto cambiare i piani a nessuno.

La scadenza per pagare il gas è imminente, se non addirittura già passata per alcuni clienti. E l’esecutivo Ue si rende conto che pochi possono permettersi di rompere le relazioni con Gazprom. Finora risulta che solo Polonia e Bulgaria abbiano rifiutato di seguire le istruzioni di Mosca. Si sono dette contrarie ad adeguarsi – e potrebbero presto subire la sospensione delle forniture – anche l’Olanda, che può compensare con altre vie di importazione, e la Finlandia, appena entrata nella Nato, per cui però il gas pesa solo il 5% nel mix energetico.

Gli altri clienti di Gazprom – comprese le big tedesche Uniper e Rwe, l’austriaca Omv, la francese Engie – hanno cercato al pari di Eni una strada che consenta di prendere tempo, salvando almeno nell’immediato le forniture di gas senza violare sanzioni né contratti.

Il gruppo di San Donato spiega che la decisione su come comportarsi,condivisa le istituzioni italiane, è stata presa «nel rispetto dell’attuale quadro sanzionatorio internazionale e nel contesto di un confronto in corso con Gazprom Export», in particolare con riferimento all’allocazione a carico di quest’ultima di «ogni eventuale costo o rischio connesso alla diversa modalità esecutiva dei pagamenti».

Eni, come previsto dal contratto con la società russa, continuerà a versare esclusivamente euro e ha già messo in chiaro (ma lo ribadirà) che da parte sua con questo passaggio «l'adempimento degli obblighi contrattuali si intende completato».

Gazprom Export e le autorità federali russe competenti hanno d’altra parte garantito a Eni che il cambio in rubli non coinvolgerà la Banca centrale e avverrà entro 48 ore dall’accredito degli euro, senza impatti sulle forniture in caso di «ritardi o impossibilità tecniche nel completare la conversione nei tempi previsti».

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