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Tim giù in Borsa, pesa il nodo Kkr ma per analisti non dovrebbe bloccare rete unica

Il focus degli investitori è sui passaggi decisivi per il progetto della rete unica che combinerà gli asset infrastrutturali di Tim raccolti in NetCo con quelli di Open Fiber

di Andrea Fontana

(IMAGOECONOMICA)

2' di lettura

(Il Sole 24 Ore Radiocor) - Telecom Italia debole in Borsa a fronte di una seduta in cui le tlc resistono meglio di altri comparti alle vendite sui listini europei. Il focus degli investitori è sui passaggi decisivi per il progetto della rete unica che combinerà gli asset infrastrutturali di Tim raccolti in NetCo con quelli di Open Fiber. Le ricostruzioni di stampa secondo cui Kkr (che è azionista nella rete secondaria di Tim) potrebbe mettersi di traverso sul progetto e il rischio di uno slittamento dei tempi fanno temere che penalizzano il titolo in Borsa. «Secondo alcune fonti - riporta Il Sole 24 Ore - il processo sarebbe in stallo proprio per la posizione attendista di Kkr sul suo possibile coinvolgimento in veste di socio della rete unica. Il via libera del fondo sbloccherebbe infatti il memorandum con una conseguente accelerazione del progetto».

Il fondo di private equity Kkr, che nell'autunno scorso si era fatto avanti per acquistare tutta Tim ricevendo uno stop dal cda, è socio con il 37,5% di Fibercop, società della rete secondaria di Tim dagli armadietti alle abitazioni, e intende valorizzare al massimo il suo investimento restando poco convinto che la combinazione con gli altri asset di Tim e con Open Fiber possa essere funzionale a quest scopo. Se quindi Tim e i soci di Open Fiber (Cdp e Macquarie) sono pronti a firmare un Memorandum di intesa in tempi brevi, il fondo Usa è freddo. Inoltre la volontà del ceo di Tim, Pietro Labriola, di introdurre l'indicizzazione delle tariffe wholesale a 10 anni, su cui serve il via libera delle Authority, costituisce un altro elemento di divergenza per due motivi: in primo luogo andrebbe a beneficio anche di Open Fiber, aumentandone la valutazione in vista dell'aggregazione con NetCo, e quindi riducendo il peso del fondo; in secondo luogo, allungherebbe i tempi autorizzativi per l'operazione. Dal canto suo probabilmente - segnalano gli osservatori - Kkr preferirebbe ottenere l'adeguamento tariffario in prima battuta per Netco-Fibercop con le sue conseguenze positive per la valutazione di tali asset e solo successivamente discutere della rete unica.

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Le case di investimento, a differenza della reazione del mercato, non sembrano comunque preoccupate delle conseguenze dello stallo. «Lo scenario no deal sarebbe molto peggiorativo rispetto a quello di un accordo sulla rete unica» osserva un analista. «Al momento non ci sembra di vedere emergere ostacoli insuperabili, anche se sarebbe auspicabile una posizione comune tra i diversi player coinvolti alla firma dell`MoU, vista la complessità e la delicatezza dei passaggi che dovranno portare alla rete unica» aggiunge Equita Sim.

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