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Rete unica, allineamento fra Tim, Cdp e Macquarie ma resta il nodo Kkr

Pronta la firma del memorandum sull'infrastruttura. In Fibercop Cda convocato per il 26 maggio. Divisioni sul tema del coinvestimento

di Andrea Biondi, Marigia Mangano

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3' di lettura

Tutto sembra pronto per la firma del memorandum of understanding (MoU) che darà vita alla rete Unica tra Tim e Open Fiber. Se però l’allineamento fra Tim, Cdp e Macquarie sarebbe stato trovato, sul dossier rete unica resta invece il nodo legato a Kkr, con il fondo americano che in questa partita potrebbe giocare un doppio ruolo: “venditore”, in quanto socio di Fibercop e in questa posizione avrebbe dato il via libera al MoU, ma anche “compratore” in veste di futuro azionista della società in cui confluiranno le reti di Tim e Open Fiber, posizione su cui il fondo resta attendista.

Sullo sfondo resta il tema del coinvestimento, con la richiesta di Tim ad Agcom di indicizzare i prezzi proposti (ai coinvestitori nel progetto di Fibercop) all’inflazione che potrebbero portare Agcom a retrocedere il procedimento al punto di partenza. Contro questa possibilità Kkr è pronta a dare battaglia.

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Quella che si è aperta è comunque una settimana clou per il memorandum of understanding sulla rete unica Tim-Open Fiber che attende di essere firmato da Tim, Cdp (azionista al 60% di Open Fiber e al 10% dell’ex monopolista), Macquarie (azionista al 40% di Open Fiber) e Kkr (socio al 37,5% di Fibercop: società che nasce come operatore wholesale e che ha in pancia l’infrastruttura di rete passiva “secondaria” dell’ex monopolista, dagli armadi a casa del cliente).

Avanzamenti o stallo?

Secondo quanto ricostruito da Il Sole 24 Ore le negoziazioni vanno avanti. Ma secondo alcune fonti il processo sarebbe in stallo proprio per la posizione ancora attendista di Kkr sul suo possibile coinvolgimento in veste di socio della rete unica. Il via libera del fondo sbloccherebbe infatti il memorandum, con una conseguente accelerazione del progetto. Tuttavia, si apprende, nel caso in cui la posizione dell'investitore Usa non si chiarisse a stretto giro, gli altri tre firmatari - Tim, Cdp e Macquaire – sarebbero pronti a procedere anche da soli. Si vedrà.

Certo è che a complicare la questione è intervenuta la patata bollente del coinvestimento. E, come detto, sul dossier Kkr è pronta a salire sulle barricate. Non a caso per il 26 maggio, in anticipo rispetto al termine precedente del 31, a quanto verificato dal Sole 24 Ore è stata fissata la riunione del cda della società partecipata al 58% da Tim, al 37,5% da Kkr e al 4,5% da Fastweb.

La riunione del cda del 26

Quale il tema? Per coinvestimento si intende il progetto, riguardante Fibercop, che – con il risultato finale di vantaggi regolamentari per l’ex incumbent – contempla, fra le varie ipotesi, anche accordi strutturali di acquisto come elemento di condivisione del rischio. Quindi un sistema di minimi garantiti o acquisti in Iru. Quei prezzi proposti ai coinvestitori, sarebbe la valutazione di Tim, vanno però ora rivisti alla luce dell’aumento dell’inflazione. Kkr però considera questa mossa sbagliata perché potenzialmente in grado di rallentare il progetto di sviluppo di Fibercop (che nei fatti è società wholesale esattamente come Open Fiber) soprattutto se Agcom – che ha fatto capire di valutare la richiesta come il presupposto a quello che nei fatti diventerebbe per l'Autorità un nuovo progetto - decidesse di riportare le lancette a prima del suo ok all’invio del piano Fibercop a Bruxelles.

Comunque Kkr in quella società ha investito 1,8 miliardi. E nella difesa di quell'investimento ha fatto capire di voler insistere. Quel coinvestimento però, ed è l’altra faccia della medaglia, a Open Fiber non stava bene. E il rischio di collisione, ora come prima della nuova richiesta sulla revisione dei prezzi del coinvestimento, è comunque fortissimo. Il che si traduce in un ulteriore punto interrogativo, unito a quello molto forte delle valutazioni dei valori delle società. Il memorandum, per dare un quadro, in questo caso si ferma prima.

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