Lo spread torna nuovamente nel mirino degli operatori che ora temono le decisioni della FED

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La settimana inizia in maniera estremamente difficile per le Borse internazionali. Un primo esempio si ha con Tokyo che ha chiuso a -3%, preallertando gli operatori del resto del Mondo. Il mix di fattori esogeni che aveva creato il crollo di venerdì, quando Piazza Affari ha chiuso con oltre il 5% di perdite non solo è ancora attivo ma, paradossalmente, potrebbe peggiorare nelle prossime giornate. Infatti mercoledì è prevista la riunione della Federal Reserve statunitense.

Finora i vertici della Banca centrale USA hanno sempre fatto intendere di voler riprendere una strategia di rialzi sui tassi di interesse che, in teoria, potrebbe essere anche piuttosto repentina. Quindi lo spread torna nuovamente nel mirino dal momento che il costo del denaro incide, anche, sui costi dei debiti pubblici. In altre parole, se prima eravamo abituati a pensare ai piccoli salti di 0,25 punti base, recentemente il pensiero si stava abituando verso scalini di 0,5. Quello che però potrebbe arrivare sarebbe, in questo caso, un possibile maxi provvedimento di 0,75 punti. Un’eventualità che, alla luce di un’inflazione ormai ai massimi quarantennali, potrebbe anche essere preso in considerazione.

Ma a mettere sotto pressione gli indici mondiali, in particolare quelli europei, è la situazione dettata dalle ultime decisioni della BCE. Se, come per la FED, anche in questo caso si parla apertamente di rialzi sul costo del denaro, a spaventare è l’assenza di un piano antispread.

Lo spread torna nuovamente nel mirino degli operatori che ora temono le decisioni della FED

Semplificando al massimo il quadro della situazione, l’aumento dei tassi porterà inevitabili conseguenze sui costi dei debiti con relativi interessi. In particolare per chi, come l’Italia, deve pagare lo scotto di un debito pubblico altissimo. Lo ha sottolineato, numeri alla mano, anche uno studio di Moody’s che, sebbene parli di aumenti sui costi, li considera graduali e attualmente ancora gestibili.

In queste ore lo spread tra i BTP italiani e corrispettivi tedeschi continua ad orbitare intorno ai 240 punti. Parallelamente il rendimento dei titoli di Stato decennali tricolori si attesta sul 4%. Quello dei Treasury USA è arrivato, invece, al 3,2%. In tutto questo si moltiplicano i sondaggi e gli studi dei centri di ricerca finanziaria che sottolineano l’incombente arrivo di una possibile recessione mondiale. L’ultimo, in ordine di tempo, quello reso noto dal FT che parla di possibile recessione già dall’inizio del 2023.

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