Petrolio, prove di rimbalzo. Stop allo sciopero in Norvegia


Il sell off di ieri del greggio viene definito “eccessivo” dagli analisti, visto il contesto di forte aumento della domanda a cui si contrappone un livello basso di offerta.


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Sale il petrolio

Quotazioni del petrolio in rimonta dopo le ‘violente’ vendite di ieri, arrivate tra le preoccupazioni per il rischio recessione e il rafforzamento del dollaro.

Oggi i future sul WTI tornano sopra quota 100 dollari dopo essere scesi ieri a 97 dollari, mentre il recupero del Brent porta le sue quotazioni vicine ai 104 dollari al barile.

Dalla Cina arrivavano segnali di un miglioramento dei consumi di petrolio grazie all’uscita dai lockdown del più grande importatore di oro nero al mondo, blocchi che avevano penalizzato fortemente la domanda.

Fonti del paese indicavano per il mese scorso un ritorno dei consumi complessivi di diesel e benzina al 90% dei livelli di giugno 2019.

Inoltre, l’Arabia Saudita annunciava l’aumento dei prezzi del greggio per l’Asia e l’Europa ad agosto, dopo la conferma dell’Opec+ delle sue politiche di aumento dell’output pari a 648 mila barili al giorno arrivata la scorsa settimana.

Sciopero fermato in Norvegia

Nella notte il governo norvegese ha imposto lo stop allo sciopero dei lavoratori del petrolio e del gas della compagnia statale energetica Equinor, costretta a chiudere tre giacimenti e causando una nuova fiammata del prezzo del gas, arrivato oltre i 170 €/MWh, livelli che non venivano raggiunti dal 9 marzo scorso.

Il governo ha imposto un arbitrato salariale obbligatorio, con una conseguente stabilizzazione dei prezzi del gas, scesi verso i 160 €/MWh, considerando il 20% del gas europeo importato dalla Norvegia.

Se “normalmente esercitiamo una significativa moderazione prima di intervenire con l'arbitrato salariale obbligatorio”, spiegava il ministro del Lavoro, Marte Mjøs Persen, dopo aver convocato le compagnie petrolifere e i lavoratori a una riunione nella tarda serata di ieri, “le gravi conseguenze delle escalation annunciate mi hanno costretto a intervenire”.

La riduzione di forniture norvegesi di gas e petrolio avrebbe peggiorato la crisi energetica, aggiungendosi alle conseguenze politiche, finanziarie e sociali intrinseche, pertanto “la Norvegia deve fare tutto ciò che è in suo potere per rafforzare la sicurezza energetica europea e la solidarietà europea contro l'aggressione russa”, sottolineava il Ministero degli Affari Esteri.

Dopo l’intervento, Audun Ingvartsen, leader del sindacato Lederne annunciava in un’intervista che “i lavoratori torneranno al lavoro il prima possibile”.

Stop all’oleodotto russo

Oggi, intanto, la Reuters riporta la sospensione per 30 giorni dell’oleodotto russo Caspian Pipeline Consortium (Cpc) ordinata da un tribunale, aumentando così i timori per l’offerta di greggio a livello globale.

Cpc gestisce l’1% del greggio mondiale ed è partecipata da grandi major statunitensi come Chevron e Exxon e dalla società hanno spiegato che la decisione riguarda questioni relative alla gestione delle fuoriuscite di petrolio e pertanto si atterrà alla sentenza.

Sell off “eccessivo”

Il violento sell off di ieri del petrolio è stato definito “eccessivo” dagli analisti di Goldman Sachs, secondo i quali “i consumi di petrolio stanno viaggiando a ritmi superiori a quelli dell’offerta, a fronte di un livello di scorte che rimane pericolosamente basso”.

“Sebbene le probabilità di una recessione stiano di fatto crescendo, è prematuro per il mercato petrolifero soccombere a tali preoccupazioni”, argomentano gli analisti della banca, sottolineando come “l’economia globale stia ancora crescendo”, mentre “l’aumento della domanda di oil quest’anno dovrebbe sovraperformare in modo significativo la crescita del Pil”.

Proprio su un’offerta scarsa di petrolio si concentrano gli analisti di ING, e, “data l’aspettativa che l’offerta di petrolio russo possa diminuire durante l’anno, il mercato è destinato a restare in questa situazione. Pertanto, prevediamo che qualsiasi ulteriore ribasso sarà abbastanza limitato”.

Questa mattina, però, “tornano a prevalere le preoccupazioni di carenza dal lato dell'offerta”, spiegano da WebSim, ricordando che il segretario generale dell'OPEC, Mohammad Barkindo, deceduto nella notte a 63 anni, aveva dichiarato che l'industria petrolifera è “sotto assedio” a causa di anni di sottoinvestimenti, aggiungendo che le carenze potrebbero essere alleviate se fossero consentite forniture extra dall'Iran e dal Venezuela.

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