Le minacce di Putin fanno correre il prezzo del petrolio e del gas. Il Wti e il Brent sono saliti circa del 3%, rispettivamente, a 86,4 e a 93,4 dollari al barile. A far schizzare le quotazioni del greggio è stato il discorso del presidente russo, Vladimir Putin, che segna una escalation nella guerra in Ucraina, con il rischio di nuove incertezze sulle forniture globali di energia.
Gas di nuovo sopra i 200 euro
Anche il prezzo del gas per il secondo giorno di fila ha superato i 200 euro al megawatt/ora. I future al Ttf di Amsterdam, il mercato di riferimento per l’Europa, hanno raggiunto in giornata i 213 euro sulla scia del discorso alla nazione del presidente russo Vladimir Putin, per poi scendere a 192 euro per megawattora. I prezzi di gas e petrolio sono schizzati dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha dichiarato la mobilitazione parziale del Paese e ha promesso che userà tutti i mezzi necessari per difendere la Russia. Il presidente russo ha anche lasciato intendere di essere pronto a usare armi nucleari. «La notizia ha riacceso i timori che l’invasione dell’Ucraina possa degenerare in una guerra su vasta scala, che avrebbe un impatto sulla fornitura di petrolio ai mercati globali», ha commentato Ricardo Evangelista, analista di ActivTrades.
Sale anche il prezzo del grano
In rialzo anche il prezzo del grano che si è avvicinato ai livelli precedenti all’accordo tra Kiev e Mosca sulle esportazione: nella mattinata di mercoledì 21 settembre il grano duro veniva scambiato a 971 dollari al bushel (+0,8%) e quello tenero a 902 dollari al bushel (+1%). Al crescere dei prezzi delle materie prime energetiche e del grano corrisponde un nuovo crollo della Borsa di Mosca. L’indice Moex, che ieri aveva perso l’8,8%, è sprofondato fino a un massimo del 9,6% in avvio di contrattazione per poi recuperare un po’ di terreno e limitare le perdite al 5,4%.
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