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Crisi energetica: ora più che mai manca un nuovo Enrico Mattei

Il 27 ottobre di 60 anni fa Mattei precipitò a bordo del suo velivolo a Bascapè, nel Pavese. Ancora ignote le cause della sciagura

di Giancarlo Mazzuca

(AFP)

2' di lettura

Tra un mese, il prossimo 27 ottobre, saranno ricordati i sessant'anni dalla tragica morte del fondatore dell'Eni, Enrico Mattei, che precipitò a bordo del suo velivolo, un bireattore francese Moraner-Saulnier, a Bascapè, nel Pavese. Ancora oggi non sappiamo le cause di quella sciagura aerea che è subito diventata un intricato giallo. Con tante ipotesi sul tappeto: dalla responsabilità dei servizi segreti francesi alla mano delle Sette Sorelle, fino anche al coinvolgimento della mafia.

A questo punto, non conosceremo mai la verità su quella morte (assieme a Mattei persero la vita anche il pilota, Alessio Bertuzzi, un asso della “cloche”, ed il giornalista americano William McHale). Una morte che conferma come avesse dato tanto fastidio ai ”big” petroliferi per poter diventare un faro internazionale sul fronte energetico. Mattei è stato certamente un grandissimo punto di riferimento (non solo in Italia) e lo sarebbe ancora più oggi con l'emergenza che sta soffocando l'Europa intera. Diciamolo francamente: ora più che mai ci manca un nuovo Mattei.

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Ma chi è stato davvero il grande pioniere nato ad Acqualagna, un paese delle Marche molto conosciuto anche per i suoi tartufi? Abbiamo interpellato, al riguardo, un suo compaesano, Elio Palombi, 81 anni, che aveva lavorato all'Eni di San Donato Milanese dove aveva lavorato Mattei. Da quel tragico giorno d'ottobre di 60 anni fa molta acqua è passata sotto i ponti ma il vecchio dipendente del cane a sei zampe continua a ricordare con tanta nostalgia quei tempi: «Dopo la morte di Mattei non ci furono subito cambiamenti traumatici, tanto che l'Eni continuò a crescere anche in seguito. Poi tutto è cambiato ed ora ci troviamo in questa bruttissima situazione».

Gli domandiamo ancora cosa avrebbe fatto Mattei davanti ad una emergenza come quella attuale. La risposta dell'ex dipendente dell'Eni è stata immediata: «Sicuramente avrebbe trovato qualche appiglio per superare la crisi senza arrivare ad una situazione così difficile come quella che stiamo attraversando con i prezzi alle stelle del petrolio e del gas».

Abbiamo concluso il nostro botta e risposta con il dipendente-compaesano del padre dell'Eni chiedendogli se vede all'orizzonte un nuovo Mattei in grado di risollevare l'Italia dall'attuale situazione energetica, ma la sua risposta non lascia, purtroppo, spazio all'ottimismo: «Non mi sembra proprio».

Noi potremmo ribattere ricordando che i tempi sono cambiati e che oggi tutta l'Europa sta soffrendo per l'emergenza energetica deflagrata con la guerra in Ucraina. Ma, al di là delle situazioni troppo diverse, resta il fatto che mai come adesso sentiamo la mancanza proprio di un altro Mattei. Ed è sufficiente ricordare un episodio per capire quanto lui fosse pragmatico: per costruire la rete di metanodotti faceva scavare le fosse di notte mentre di giorno le faceva ricoprire immediatamente scusandosi con le autorità locali per il disagio arrecato. Insomma, aveva perfettamente capito come combattere la burocrazia che anche allora rischiava di soffocare il Belpaese.

Anche per questo motivo, a 60 anni dalla sua scomparsa, la figura di Mattei è oggi più viva che mai.

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