l’intervista

De Sanctis (Deutsche Bank): «Siamo la banca degli imprenditori, in Italia c’è vitalità»

di Andrea Rinaldi

De Sanctis (Deutsche Bank): «Siamo la banca degli imprenditori, in Italia c'è vitalità»

Dopo aver chiuso il terzo miglior trimestre dal 2006 con 1,2 miliardi di utili, Deutsche Bank si prepara alle crescenti tensioni macroeconomiche e geopolitiche con un diversificato piano di investimenti che in Italia avrà uno dei suoi pilastri nella «banca per gli imprenditori». A raccontare l’iniziativa è Claudio de Sanctis, ceo Emea e Global Head of International Private Bank della banca tedesca che serve circa 3,4 milioni di clienti tra privati e pmi in Italia, Spagna, Belgio e India. Gli asset totali in gestione a fine settembre 2022 erano pari a 297 miliardi di euro.

Claudio de Sanctis, ceo Emea di Deutsche Bank
Claudio de Sanctis, ceo Emea di Deutsche Bank

Dottor de Sanctis come vede la situazione economica?
«Le due tensioni principali sono quella contingente con la Russia e quella strutturale con il dualismo Usa-Cina. E noto pure una tensione mai vista prima all’interno degli Stati Uniti. L’area potenziale di pace, l’Europa, potrebbe essere il piccolo vascello in mezzo ai flutti. Noi per disegno siamo una banca europea, sia in termini di servizi per privati, famiglie e imprese, sia come promotori di un dialogo per un continente forte e coeso. La capital market union è un obiettivo da perseguire».
Come vi preparate a queste fibrillazioni?
«La diversificazione oggi aiuta: in un mondo che si polarizza tra Est e Ovest, c’è interesse nei mercati emergenti a ricevere supporto da banche non americane ed è un’opportunità che stiamo cogliendo. Nei prossimi tre anni il Sud-Est asiatico rappresenterà la maggiore chance di crescita».
E in Italia?
«È il mercato più importante per la International private bank: realizziamo più ricavi che in Asia e America. Abbiamo scelto di investire in termini di crescita, il business del credito al consumo è un gioiello: abbiamo una banca che si occupa di clientela premium che stiamo trasformando in una banca affluent; e poi la banca per imprenditori che stiamo espandendo dall’Italia a tutta Europa».


Come funziona?
«L’idea è essere partner di fiducia per le realtà della media impresa a conduzione familiare: accompagnare e aiutare queste realtà che hanno una tendenza a espandersi all’estero, in Usa, Asia ed Est Europa. Gli imprenditori italiani dimostrano vitalità e il ruolo della banca con la sua rete e le sue competenze diventa più prezioso. So di cosa parlo: mio nonno, presidente della Cassa di Risparmio di Rieti, era visto come un agente sociale importante che promuoveva l’impresa con il credito, era un banchiere a tutto tondo. Oggi invece nel mondo del credito c’è troppa specializzazione. Con la banca per gli imprenditori aspiriamo a creare una figura che parli a tutto tondo di ciò che è finanziario».
Deutsche Bank ascolta l’impresa. E si adatta, anche, all’impresa?
«Non c’è conversazione con imprenditore di successo o impresa familiare in cui non si portino spunti interessanti per loro. In Italia abbiamo le dimensioni adatte a mettere assieme wealth e corporate, cosa irrealistica, ad esempio, in Germania: così abbiamo un banchiere che discute della parte personale e societaria. Nessuno dei nostri rivali è top wealth manager e corporate banker globale: per noi un vantaggio competitivo importante».
L’Europa, però, resta ancora lontana per i banchieri e gli imprenditori.
«C’è tanto bisogno di investire nel settore tech, necessario per un’Europa unita e competitiva. Oggi stiamo svendendo il futuro rendendo le banche Usa più competitive rispetto a quelle europee e qui torniamo alla necessità di una capital market union. Siamo anche “tech deficient”: i servizi offerti sulle piattaforme sono tutti di big statunitensi e, se non lo sono, sono soprattutto cinesi. Per fortuna ora il regolatore permette di unire il venture capital al risparmio privato per finanziare startup tech. Dobbiamo essere agenti di sviluppo, il territorio è l’Europa, non più la provincia della Cassa di Risparmio di mio nonno. Dobbiamo insegnare ai nostri figli a essere europei, avere governi che supportino merger cross border in Europa e realizzare un credito che competa con quello americano: dipendere da banche di un sistema concorrente sarebbe un grosso problema».
Considerate acquisizioni nel settore delle gestioni?
«Sì ma con un caveat: che rispondano al nostro business model. Per questo abbiamo ceduto Deutsche Bank Financial Advisors a Zurich: per concentrarci sulla nostra strategia».

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